Era l’ottobre scorso quando avevamo scritto che un’ulteriore minaccia, oltre a quella della pandemia, gravava sulla RSA locale: il rischio di chiudere a causa dei mancati ingressi seguiti alla “strage” di marzo, quando furono ben 34 gli ospiti deceduti a causa del Coronavirus, cioè quasi la metà degli anziani ricoverati nella struttura.
La conseguenza dei mancati introiti si sommavano al fatto che la Rsa non disponeva di risorse accantonate negli anni scorsi, indirizzate ai lavori di ristrutturazione che erano iniziati prima della pandemia, quando era stato inaugurato anche il nuovo Centro Diurno Integrato ed erano cominciati i lavori per aggiungere spazi, per rimodernare le camere degli ospiti e per rinnovare i locali: lavori da 5 milioni di euro, di cui 1 milione e mezzo di risorse proprie e il rimanente dall’accensione di un mutuo. Una spesa notevole ma sostenibile, in base alle previsioni, “saltate” però a causa della chiusura della struttura provocata dal Coronavirus, per cui mancavano all’appello 400.000 euro, la cifra necessaria a scongiurare la chiusura.
Comune e Parrocchia avevano perciò mobilitato tutti i cittadini, chiamati a difendere ed a sostenere una realtà che da duecento anni rappresenta un punto di riferimento fondamentale per la popolazione di Nembro: un patrimonio comune , una ricchezza collettiva al servizio del territorio e delle sue persone più fragili e bisognose di cure e di assistenza. Da parte sua, il Comune aveva stanziato 700.000 euro, mentre alla raccolta di fondi era stata dedicata una ‘giornata’ speciale…
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