NEMBRO – Quando Lula, il presidente del Brasile visitò gli amici di Nembro

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L’elezione di Luis Ignaçio da Silva, detto “Lula” a nuovo presidente del Brasile (215 milioni di abitanti, settima potenza mondiale per prodotto interno lordo) dopo le precedenti sue vittorie del 2002 e del 2006 mi ha riportato alla memoria la breve ma intensa visita che fece a Nembro il 14 settembre 1999. Lula era venuto in Italia su invito di diversi organismi di solidarietà internazionale  tra i quali la “Rete Radié Resch” che a Bergamo e a Nembro in particolare aveva, ed ha, numerosi sostenitori.

Nei giorni precedenti la sua visita agli amici di Nembro, Lula aveva partecipato alla “Marcia per la Giustizia”,  sette chilometri tra Agliana e Quarrata, in provincia di Pistoia incentrata sul tema Quale futuro per la Terra? e nella quale era presente anche una delegazione bergamasca.

In prima fila, a fianco di Lula, c’era Rigoberta Menchù, militante guatemalteca per i diritti sociali, premio Nobel per la Pace 1992; sfilarono anche personalità del mondo culturale e accademico italiano e i gonfaloni di numerosi comuni toscani della zona.

Durante quella visita in Italia, Lula, che al tempo era il leader della maggiore forza politica di opposizione del Brasile, il Partido dos trabalhadores, tra un incontro e una conferenza programmati da tempo, trovò il tempo per passare da Bergamo che conosceva almeno di nome perché, e non mancò di  ricordarlo, sua moglie Marisa aveva lontane ascendenze bergamasche: i nonni paterni erano infatti originari di Palazzago.

Lo accolse in quella bella giornata di settembre l’ospitale casa di Mirta, Claudio e Sara, la famiglia di Michele, scomparso tragicamente nel 1994, la quale già da anni svolgeva un’intensa e costante azione in favore dei diseredati della regione brasiliana di Petropolis, trasformando così in bene perenne un immenso dolore. Ricordo ancora il futuro presidente del Brasile  seduto nel luminoso soggiorno: massiccio, appena brizzolato, attento: aveva allora cinquantasei anni (classe 1945), mentre sorseggiava un caffè e fumava con gusto un piccolo sigaro tenendolo con la mano priva del dito mignolo che aveva perduto sotto una pressa tanti anni prima, lui operaio metallurgico di San Paolo, la regione più industrializzata del Brasile, poi sindacalista, quindi fondatore e dirigente del Partito dei lavoratori.

Il soggiorno della casa di Mirta era gremito di persone venute anche da lontano per salutare l’uomo che sarebbe stato candidato alla presidenza del Brasile.

 BRASILE

Lula, già presidente dal 2003 al 2011
entrerà in carica il 1° gennaio 2023

L’elezione di Lula a Presidente del Brasile consolida la tendenza sudamericana a passare a governi e presidenti di centrosinistra (è già successo in Messico, Argentina, Cile e Colombia). Il divario molto ristretto tra i due candidati. Bolsonaro, il presidente uscente, si è in un primo momento rifiutato di accettare la sconfitta (così come fece Trump con Biden negli Stati Uniti) e questo ha provocato tensioni. C’è anche da sottolineare che da quando in Brasile è tornata la democrazia (che evidentemente per Bolsonaro, così come per Trump, va bene solo quando si vince) dopo la dittatura militare (1964-1985) non era mai successo che un Presidente uscente non venisse confermato per il secondo mandato. Ma Lula è anche il primo Presidente che viene eletto per un terzo mandato (è già stato presidente per due mandati dal 2003 al 2011).

E’ andato a votare il 79,5% degli aventi diritto. Lula ha vinto con il 50,9% contro il 49,1 di Bolsonaro e la differenza è quantificata in 2 milioni e 100 mila voti in più e il partito di Lula (Pt – partito dei Lavoratori) ha avuto un successo elettorale notevole, massimo storico di consensi. Lula era appoggiato anche dal partito “rivale”, il Psdb (Partito socialdemocratico brasiliano), essendosi alleato con Gerardo Alckmin che ha la vicepresidenza. Il paese è spaccato, il nordest progressista e centrosud più orientato a destra.

Ma come negli Stati Uniti anche in Brasile nei due rami del Parlamento Lula non ha la maggioranza.

Il giornalista Alfonso Botti sulla rivista “Il Mulino” scrive:  «La proliferazione di armi, enormemente favorita da Bolsonaro durante il suo mandato come soluzione ai problemi della sicurezza, costituisce un dato molto preoccupante….

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