NESE DI ALZANO – Antonio Pasquale Forchini e la sua ‘Maledetta primavera’

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A Sovere, il paese in cui è nato nel 1932, era chiamato Pasquale (Pasqualì). Ad Alzano, dove ha vissuto gran parte della sua vita, tutti lo chiamavano Antonio, il suo vero nome.

Antonio Pasquale Forchini si è fatto amare e apprezzare in tutti i luoghi in cui ha vissuto: nel suo amato Sovere, dove era nato in una famiglia povera e numerosa, terzultimo di una lunga nidiata di fratelli e sorelle; in Svizzera, dove ha lavorato per alcuni anni; ad Alzano, dove ha lavorato per anni in ospedale e dove ha creato la sua adorata famiglia. Qui, in Val Seriana, si era sposato con il grande amore della sua vita, Giuseppina, originaria di Nembro.

Giuseppina e Pasquale sono stati una coppia perfetta, innamorata l’una dell’altro dall’inizio, quando erano giovanissimi sposi, fino all’età avanzata, entrambi segnati dall’infermità e dalla malattia.

Lui, uomo allegro e laborioso, aveva in sé una vena di romanticismo che ha mostrato anche un mese prima della sua scomparsa. A maggio, nel giorno dell’84° compleanno di sua moglie, ha chiesto alla nipote di comprare una rosa e, non riuscendo più a camminare, si è fatto sollevare per posare sopra di lei, che era allettata, quel fiore che simboleggia il loro amore durato 65 anni.

Un amore che neanche la morte può spezzare. E lui, al suo grande amore, cantava spesso la sua canzone preferita, ‘Maledetta primavera’: “Che resta dentro di me? Di carezze che non toccano il cuore. Stelle una sola ce n’è, che mi può dare, la misura di un amore, se per errore, chiudi gli occhi e pensi a me”…

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