Si chiama Olena Kuts ed ha 32 anni. E’ nata e cresciuta in Ucraina, in uno dei tanti orfanotrofi statali dove le cure mediche non erano molto assidue per cui porta ancora addosso i segni di una crescita problematica dal punto di vista fisico. Fortunatamente a Kharkiv ha incontrato l’associazione Emmaus, un’organizzazione non profit impegnata a costruire uno spazio di amicizia e delle condizioni adatte alla crescita, all’integrazione, alla scoperta e realizzazione del potenziale personale di giovani con disabilità, orfani e bambini sfollati dalle zone del conflitto. Proprio nell’ambito dell’associazione Olena, dopo aver frequentato l’Università e studiato arte e cultura dei diversi Paesi, era entrata a far parte del gruppo delle educatrici di Emmaus presso il collegio delle orfane di Bogoduhiv. Dopo l’inizio della guerra una parte dell’associazione è rimasta ad operare in Ucraina, mentre un’altra parte è stata evacuata in Italia. Ed è così che Olena è arrivata appunto a Novazza, dove ha trovato ospitalità, insieme ad un gruppo di compagne, presso ‘Ca’ Rosèi’, prima del trasferimento a Milano: “Inizialmente l’organizzazione Emmaus aveva portato quasi tutti a Leopoli. Quando il 24 febbraio 2022 è iniziata l’invasione russa su vasta scala, ha capito che un attacco poteva essere imminente, perché Kharkiv si trova solo a 30 km dalla Russia e in quei giorni non tutte le ragazze erano a Leopoli e molte erano vicine a Kiev. Le abbiamo aspettate per due giorni e poi tutte insieme abbiamo raggiunto il confine. Alla frontiera siamo rimaste bloccate per tre giorni, un’attesa davvero molto difficile, sia fisicamente che mentalmente, e poi lasciare il proprio Paese a causa della guerra e diventare un rifugiato è la cosa peggiore che possa capitare che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico…
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