“Un paio di caldi calzerotti di lana può sempre servire, e poi non sono abituata a starmene con le mani in mano…”.
Nell’antica casa in contrada Foppello, dopo il sonnellino pomeridiano e la merenda, assistita amorevolmente dalla figlia Teresa, Elisabetta Baronchelli siede al tavolo della cucina e sferruzza di buona lena, ma accantona gentilmente ferri e gomitolo per rispondere di buon grado alle nostre domande:
“Ho compiuto cento anni proprio il giorno dell’Epifania perché sono nata il 6 gennaio del 1921… Da allora il mondo è cambiato tanto, ma io sono ancora qui e sto bene, anche se non posso più uscire perché due anni fa mi sono rotta il femore”.
A dire quanto il mondo sia cambiato basti pensare che proprio durante l’anno della sua nascita Nasolino fu oggetto della visita pastorale di mons. Luigi Maria Marelli, cui poi sono succeduti ben altri sei Vescovi. Elisabetta, a sua volta cugina di un monsignore, l’indimenticabile Stefano Baronchelli, li ha conosciuti tutti, ed ha anche visto alternarsi nove Papi sul soglio di Pietro:
“Non sono una ‘paterùna’, una che prega sempre, ma i Vescovi e i Papi li ricordo tutti – dice – e ascolto sempre la S. Messa e il Rosario alla televisione”.
La figlia Teresa annuisce, confermando che i programmi preferiti da Elisabetta sono quelli di TV 2000, sulla quale si sintonizza spesso. Elisabetta è nata in una famiglia di allevatori in un paese in cui tutti o quasi, nel 1921, lo erano; ed è quarta di dieci fratelli di cui uno, Manfredo, disperso giovanissimo in Russia. Lei però preferiva leggere e studiare:
“Da piccola sognavo di fare la maestra, e imparavo bene, tanto che, finita la terza elementare qui, mi mandarono a Ogna per frequentare la quarta e la quinta. Quando a Nasolino arrivarono due signore di Bergamo – una di loro era una professoressa – e si fermarono a parlare con mio padre, pensai tutta felice che sarei andata con loro in città per studiare, ma quale fu la mia delusione quando invece capii che cercavano solo una servetta per la loro casa…”…
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