Sono passati 10 anni. O forse è solo un’illusione del tempo. Che quando qualcuno se ne va così è un casino contare il tempo, che a volte non passa, o comunque passa in modo strano. Troppo strano. Mamma Erica ha vissuto nel silenzio questo anniversario particolare, noi riproponiamo l’intervista che le avevamo fatto l’anno scorso.
“Volevano un bene dell’anima al loro papà, non vedevano l’ora che il sabato e la domenica venisse a prenderli” e invece quel 16 luglio del 2013 è cambiato tutto. Andrea e Davide, 13 e 9 anni, sono stati strappati alla vita proprio da chi doveva proteggerli. Da papà Pasquale che dal carcere continua a dirsi innocente. Una tragedia che ti toglie il respiro, che ti lascia senza parole, che ti sbatte a terra. Una tragedia a cui però mamma Erica Patti ha voluto dare un senso, mettendo nero su bianco tutto ciò che è accaduto. È nato così il suo libro ‘Col senno di poi’, che ha scritto insieme a Laura Bergami, un percorso lungo e difficile, ma che andava fatto, “perché quello che è successo a me non accada mai più”.
Ma riavvolgiamo il nastro, un giorno che resta indelebile nel cuore di mamma Erica: “Quel giorno è impossibile da cancellare, anche se non ho i ricordi molto lucidi. Ricordo il primo momento… la nonna che viene a chiamarmi e mi dice che è successo qualcosa ai bambini e di correre a casa. I miei genitori senza dirmi niente erano già andati a vedere… io quel mattino presto ero già stata al telefono con gli assistenti sociali dicendo che la sera prima non me li aveva ancora riportati, loro mi hanno risposto che stavano facendo un colloquio e poi mi avrebbero richiamato… ma era troppo tardi perché ormai i bambini non c’erano più. Ricordo solo le sirene, il rumore dell’elicottero ma mi hanno portato via subito dopo e quindi poi non ricordo più niente”.
Da quel momento niente è stato più lo stesso: “La mia vita è cambiata totalmente. All’inizio non c’ero più, non mi interessava più niente, non mi interessava di vivere, se c’ero o se non c’ero, non pensavo al giorno dopo… Non riesco nemmeno a spiegare il vuoto che in quel momento si era fatto dentro la mia mente. Se penso a come è la mia vita adesso, beh, sono cambiate le priorità, molte cose che prima mi sembravano piuttosto importanti adesso sono diventate futili”.
Un respiro profondo e riprende: “Mi porto dietro ogni giorno il peso della tragedia, del fatto che i miei bambini non ci sono più, che non apriranno mai più la porta di casa. Non è più un vivere normale, diventa davvero un sopravvivere anche a questo dolore che ormai fa parte di te… lo porti dentro anche se continui comunque ad andare avanti. Non sono arrivata fin qui da sola, non ce l’avrei fatta, mi sono fatta aiutare tanto dagli psicologi. E poi bisogna avere vicino una famiglia e un compagno che veramente ti vogliono un gran bene e che ti supportano, altrimenti diventa ancor più difficile. Quando ho ricominciato a prendere in mano di nuovo la mia vita, è arrivato Riccardo che ora ha tre anni e mezzo, e ci ha riportato un po’ di gioia in questa casa che era così silenziosa, perché Andrea e Davide erano due bei peperini e si sentiva che c’erano”.
Riesce ad accennare un sorriso Erica: “Andrea era uno spirito libero, amava gli insetti e bastava metterlo in mezzo alla natura per vederlo felice. Andava d’accordo con tutti, era sempre solare e sorridente. Davide nonostante fosse più piccolo era già un ometto, più maturo di suo fratello, era serio, timido e riservato, prima di fare una cosa ci pensava bene, era molto selettivo anche nelle amicizie.
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