Questa mattina, lunedì 19 giugno, il dirigente medico del reparto di Oculistica dell’Ospedale di Esine, il dottor Giovanni Mazzoli, è stato arrestato dai Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Breno e si trova ai domiciliari. Gli sono stati contestati i reati di truffa aggravata, peculato, falso in atto pubblico e indebita induzione a dare o promettere utilità.
L’indagine, iniziata a novembre del 2022, si è conclusa nel mese di aprile di quest’anno ed è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Brescia. che ha portato ad indagare sul primario che, abusando della sua posizione di vertice all’interno della struttura ospedaliera, avrebbe, secondo la tesi accusatoria, indotto gran parte dei suoi pazienti, che dovevano essere sottoposti ad interventi chirurgici alla cataratta, a consegnare somme di denaro non dovute in cambio del loro inserimento nelle liste delle operazioni da eseguirsi in ospedale a Esine, “eludendo di fatto i lunghi tempi di attesa gestiti dal Centro Unico di Prenotazione”, come spiegano gli inquirenti. Dopo aver fatto eseguire agli interessati gli esami strumentali preliminari il dirigente, a fronte della consegna di somme di denaro, che andavano dai 500 ai 700 euro, avrebbe fatto inserire i loro nominativi nelle liste degli interventi ed avrebbe eseguito operazione oculistiche in 30-40 giorni.
Sempre secondo l’accusa avrebbe erogato prestazioni sanitarie, appropriandosi illecitamente della quota che doveva essere devoluta alle casse dell’Asst Valcamonica, inoltre avrebbe redatto certificati medici, che si ipotizzano falsi, finalizzati al rinnovo di patenti di guida, a favore di soggetti ai quali venivano riconosciuti dei requisiti fisici non posseduti, svolto attività di libera professione in forma di intramoenia allargata, prestando servizio presso uno studio medico privato, per il quale ricopre la carica di direttore sanitario, in giornate nelle quali invece sarebbe risultato in servizio presso l’ospedale di Esine.
Oltre alla misura cautelare personale è scattato anche il sequestro preventivo per un importo di circa 200mila euro. Quest’ultimo provvedimento si fonda sull’analisi investigativa svolta dalla Guardia di Finanza – Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura di Brescia – che ha evidenziato una rilevante sproporzione tra il patrimonio riconducibile al medico arrestato e i redditi da costui dichiarati. I provvedimenti cautelari si fondano sui gravi indizi e vige la presunzione di non colpevolezza sino a sentenza definitiva.