Una medaglia qui non se l’aspettava nessuno, bastava lo sguardo di chi dal covid si è salvato grazie a questo ospedale di periferia, bistrattato da anni da troppi e con la solita frase ‘tanto fra poco lo chiudono’ ma Lovere ha sempre dimostrato di saperci fare, con qualità e presenza, anche stavolta, dove sembrava una mission impossibile. E ora quando è il momento di tirare il fiato arrivano documenti dove si parla chiaro e tondo di un ridimensionamento della struttura, in pratica: i reparti di Chirurgia, Ortopedia e Urologia trasferiti a Piario che annaspa già di suo dopo la chiusura della maternità. A Lovere resterebbe solo il Pronto Soccorso, per altro diviso in due, uno per pazienti covid, ma qui si parla ora di un accesso ogni tanto e andando non si sa che senso avrebbe e uno per gli altri, quindi medici che si sdoppiano, poi la lungodegenza e gli ambulatori. Praticamente come farlo morire senza prendersi le colpe. Già. Anni fa la nascita dell’ospedale di Esine aveva messo a repentaglio Lovere, poi ora le grosse difficoltà di Piario, che poi sembra che Asst e Regione giochino puntando su una guerra tra poveri ma qui di poveri non ce ne sono, c’è gente che difende a denti stretti un presidio sanitario di qualità e nevralgico in una zona come questa. Basta guardare anche gli accessi agli ambulatori, molti pazienti vengono dalla Val Seriana (dove c’è Piario) e molti dalla Valcamonica (dove c’è Esine) segno che negli altri due ospedali qualcosa non va. Ma gli altri due territori calano l’asso di politici in Regione che qualche pressione la fanno, l’Alto Sebino su questo paga dazio. Perché purtroppo sembra che non basti la qualità E allora si prova ad alzare la voce. Il documento firmato dai 10 sindaci è importante ma sicuramente non basta, bisogna che qualcuno si muova, qualcosa si muova. Tenere un Pronto Soccorso senza chirurgia già fa venire voglia di andare in un altro ospedale quando ci si sente male e questo gli addetti ai lavori lo sanno benissimo. L’Asst dopo il comunicato dei sindaci ha mandato subito una risposta:«La mission dell’ospedale di Lovere non è in discussione: intendiamo mantenere il suo assetto attuale affinché possa continuare ad essere un punto di riferimento per il territorio integrando i propri servizi con quelli delle altre strutture ospedaliere dell’Asst Bergamo Est.
Si sta lavorando a una proposta di riorganizzazione solo temporanea, legata quindi alla fase 2 della pandemia, nel rispetto delle indicazioni regionali, che garantirà comunque le prestazioni essenziali per questo territorio». Ma è una risposta che dice tutto e niente, perché se intanto i reparti si spostano è davvero dura che poi possano tornare. Ora la differenza la devono fare il territorio e le istituzioni, come l’hanno fatta medici e infermieri col covid.