OTTOBRE ROSA – VILLA D’OGNA – CHIGNOLO D’ONETA – Rossana: “Il tumore al seno, i miei figli, la paura, le operazioni, mio fratello e mio padre morti di cancro…”

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Quando mi hanno detto che era un tumore è stata la disperazione, mi mancava il respiro, avevo un nodo alla gola. In quel momento ti assale il terrore, ti chiedi quanto tempo ti rimane”, Rossana inizia così il suo racconto. Gli occhiali da sole appoggiati sulla testa, gli occhi lucidi, mentre mescola il caffè liscio preso alla macchinetta ripercorre il periodo della malattia. 52 anni, originaria di Villa d’Ogna, ma da 25 anni di casa a Chignolo d’Oneta insieme al marito e ai due figli di 22 e 16 anni. Rossana Paccani torna a quel giorno, era marzo del 2021: “Da qualche settimana vedevo che il capezzolo che rientrava, ma non avevo dato troppo peso a questa cosa visto che gli ultimi controlli, ecografia e mammografia, risalivano a quattro mesi prima e non era risultato nulla”. E quindi? “Ho deciso di telefonare al senologo e gli ho chiesto di poter passare per una visita, era un sabato mattina. Da lì è iniziato tutto, il lunedì mi ha detto di andare al Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Avevo capito subito che qualcosa non andava, non sono nuova a queste situazioni, ho perso mio papà e mio fratello, e quindi ho frequentato quegli ambienti”. Come l’hai presa? “Malissimo, io non avevo solo il tumore al seno ma era già andato ai linfonodi del braccio quindi era già esteso, ero terrorizzata”. Eri andata da sola? “Sì, perché non mi aspettavo di sentirmi dire queste cose ed ero anche indecisa se chiamarlo. Quando sono uscita, mi hanno salutato tutto i medici e mi sono detta ‘ok, vuol dire che stai morendo’, ho avuto quella sensazione che mi guardassero come per dire che non ce l’avrei fatta. Il lunedì sono scesa a Bergamo e sono iniziati tutti gli esami… in quei quindici giorni di attesa del risultato ti senti come in un limbo ed è una montagna russa, devi cercare di mantenere l’equilibrio”. La tua famiglia? “In quel momento non potevo dirlo ai miei figli, perché mia figlia doveva fare la Cresima e aveva l’esame di Terza Media. Avrei comunque dovuto prendere coraggio, perché avrei perso i capelli con le chemio e non me l’avrebbero mai perdonato”. Rossana abbassa lo sguardo e riprende: “La situazione era molto grave e invece per fortuna mi hanno fatto la chemioterapia per sei mesi con la previsione di ridurlo, altrimenti l’intervento sarebbe stato rischioso”. Come sono andate le chemio? “Sono sempre stata bene e quindi mi ritengo fortunata, perché ho potuto viverla in maniera più serena. Sono andata subito a rasare i capelli, che avevo molto lunghi, perché non volevo prendere la botta di vedermi scendere le ciocche”. Come l’hai presa? “Non mi interessava, volevo solo fare un percorso, dovevo trovare la via d’uscita e non mi interessavano i particolari. Potevo sentirmi dire che non ci sarebbe stato niente da fare… e io invece potevo curarmi quindi i capelli non erano un problema. Poi quando sei in quel circuito diventi standard, attorno a te nessuno ha i capelli, le sopracciglia, ognuno con la sua storia. Dopo che mi hanno detto che potevo curarmi sono partita come un caterpillar”. Dove hai trovato la forza? “Mio fratello è morto a 52 anni per un glioblastoma, gli avevano dato sei mesi di vita… per me lui è stato un esempio”.

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