Vorrei mettere l’accento su questa contraddizione che, pur riguardando anche altre regioni, è molto… bergamasca: come mai tanti voti alla Lega in una terra dove il volontariato è una realtà diffusissima ed efficiente?”.
“L’individuo si sente a posto perché largheggia in donazioni a favore dei poveri o in attività di volontariato, ma nel contempo non si fa scrupolo ad evadere il fisco…”
“Quando nei nostri sondaggi chiediamo alle persone se sono contro l’immigrazione la maggioranza risponde di sì, ma poi ammette che gli immigrati che conosce, quelli che ci sono e lavorano nel suo paese, sono ‘brave persone’… Dunque non c’è conflittualità tra stranieri e autoctoni, anche se la presenza straniera in Bergamasca è passato in dieci anni dal 3% del 2002 all’attuale 11,5%”.
“Quando si parla di giovani, di solito li si vede in una sorta di triangolo i cui tre vertici sono rappresentati dai cosiddetti ‘bamboccioni’, dagli ‘schizzinosi’ e dai ‘martiri’. Una schematizzazione che non aiuta granché…”
Dott. Pagnoncelli, il suo ultimo libro si occupa delle “mutazioni del signor Rossi”, cioè del cittadino medio italiano, in questi ultimi 30 anni. Noi però vorremmo che restringesse la sua analisi ai ‘signori Rossi’ bergamaschi ed alla nostra Provincia…
“Premesso che nella realtà l’italiano medio, e perciò anche il bergamasco medio, non esiste perché si tratta di un’astrazione statistica e di una semplificazione, rispondo alla domanda con numeri e analisi, facendo tesoro delle centinaia di sondaggi che ho svolto negli ultimi decenni.
Come sono cambiati i bergamaschi negli ultimi trent’anni? Diciamo che, se qualche decennio fa la provincia di Bergamo era caratterizzata da prospettive economiche incoraggianti, da un reddito pro-capite superiore alla media nazionale e quindi da una maggior ricchezza rispetto ad altre aree del Paese, in seguito è stata investita dagli stessi temi e dalle stesse dinamiche sociali che hanno riguardato tutta la nazione, in un processo di omogeneizzazione che dagli anni ’80 in poi ha sfumato le differenze nette tra Nord e Sud, tra piccoli e grandi centri, tra giovani e adulti, ecc… Da allora questo processo, realizzatosi soprattutto grazie alla tv, ha riguardato gli stili di pensiero, di vita e di consumo, gli atteggiamenti e i comportamenti: l’Italia è diventata molto meno eterogenea e le fratture si sono ridotte. La Bergamasca del passato era stata impattata più di altre realtà dallo sviluppo basato sulle piccole imprese e, finita l’emigrazione verso l’estero, i bergamaschi si erano rimboccati le maniche avviando un ciclo economico molto produttivo di cui hanno beneficiato anche gli extra-comunitari, una presenza che però non ha determinato atteggiamenti di rigetto e di xenofobia. Un atteggiamento perfettamente in linea con quello che chiamo una sorta di ‘strabismo italiano’: quando nei nostri sondaggi chiediamo alle persone se sono contro l’immigrazione la maggioranza risponde di sì, ma poi ammette che gli immigrati che conosce, quelli che ci sono e lavorano nel suo paese, sono ‘brave persone’… Dunque non c’è conflittualità tra stranieri e autoctoni, anche se la presenza straniera in Bergamasca è passato in dieci anni dal 3% del 2002 all’attuale 11,5%”.
Ma la crisi economica ha colpito duro anche qui…
“Certamente la crisi ha toccato anche Bergamo e la sua provincia, e davanti a questo fenomeno preoccupante si registrano due atteggiamenti opposti: da un lato una drammatizzazione persino eccessiva, anche se è innegabile il forte aumento della disoccupazione che si è quasi triplicata passando dal 7% al 12%; dall’altro la tendenza a pensare che in fondo noi Bergamaschi stiamo pur sempre meglio degli altri…”…
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