PARRE – INCHIESTA – I furbetti del bonus 110%: “Per una piccola palazzina a Parre per cappotto e tetto la ditta ha chiesto allo Stato 534.000 euro”, ecco come fanno lievitare i prezzi

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Impalcature che spuntano come funghi. Corsa per preparare documenti. Il famoso bonus 110% imperversa e le aziende edili si sfregano le mani. Ma …c’è un ma. Come succede troppo spesso c’è sempre qualcuno che cerca di approfittarne, e così dopo la notizia di quello che è uno dei più grandi raggiri della storia della Repubblica, anche qui da noi, nelle nostre zone, cominciano a sorgere alcuni dubbi. Ma facciamo un passo indietro, qualche settimana fa sono balzate alla cronaca le notizie che dietro il bonus 110% si nascondevano parecchie truffe, questo grazie a norme che prevedevano pochissimi controlli, specie quelli preventivi. Qualcuno insomma aveva ottenuto illegalmente i bonus edilizi e quindi i crediti di imposta senza neanche cominciare i lavori.

Tutto si giocava sull’assenza o quasi di controlli iniziali. Quasi, perché la Guardia di Finanza, nella sua attività di verifica successiva, ha già disposto sequestri per oltre 2,3 miliardi. Ma come venivano orchestrate le truffe sui bonus edilizi? Tre le ipotesi più ricorrenti: la natura fittizia dei crediti (ossia, chiedo i soldi senza alzare un dito di lavori); l’acquisto dei crediti con capitali di origine illecita (leggi riciclaggio di denaro sporco); e il cd “Abusivismo finanziario”, ossia soggetti che effettuano tantissime operazione di acquisto e vendita di crediti non avendone i requisiti. Lo schema base era: girare subito il credito a istituzioni finanziarie (come banche e Poste, ma non solo) che lo compravano e davano i contanti (trattenendo una percentuale) e poter iniziare un fitto palleggio di questi soldi, un numero esorbitante di passaggi di mano fatti apposta per rendere quasi impossibile ricostruirne i movimenti. Colpisce la casistica delle truffe raccontata dai finanzieri, col ricorso sistematico alle cessioni a catena tra imprese spesso costituite ad hoc, con amministratori nullatenenti, irreperibili o pregiudicati. A Roma in un’unica operazione vengono sequestrati crediti per 1,3 mld di euro: due società create ad hoc e proprietarie di immobili di bassissimo valore, tra cui diverse stalle, si sono scambiate fatture reciproche per generare milioni e milioni di euro di crediti fittizi, il tutto seguito dal solito vorticoso giro di cessioni attraverso persone fisiche riconducibili a interi nuclei familiari. E questo per quanto riguarda lo scandalo noto a tutti.

Ma nelle scorse settimane in redazione sono arrivate alcune segnalazioni di gente che si è rivolta ad aziende locali per effettuare i lavori, e anche se effettivamente nessuno di loro tira fuori un euro, perché paga lo Stato, il problema è un altro, che alla fine pagano gli italiani. Perché da qualche parte i soldi devono pure risultare. Ecco un esempio lampante, dati e numeri alla mano, di una donna di Parre che è venuta in redazione con il preventivo dei lavori che andranno a effettuare per il cappotto e il tetto di una piccola palazzina. “Quando abbiamo fatto la riunione tra condomini – racconta la donna – sono sobbalzata quando ho visto il preventivo, mi sono sentita rispondere che tanto non tiravo fuori un soldo, ma non è questo il punto, qualcuno dovrà tirarli fuori al mio posto”. La palazzina è composta da 4 appartamenti da 90 metri quadri l’uno, due mansarde da 60 metri quadri e un garage. Totale per i lavori del cappotto, del tetto, pannelli solari e serramenti: 536.000 euro!. Una cifra astronomica: “Con quei soldi ci compriamo un villone oggi giorno – commenta la donna – e qui non si tratta di costruire ex novo, ma solo di fare cappotto e tetto, ed è un tetto semplice e piccolo, non richiede insomma chissà che materiali, semplici coppi”.

E balzano all’occhio anche i compensi professionali, 95.617 euro di geometra e ufficio tecnico e 20.256 euro di commercialista! Numeri incredibili. Ci siamo fatti spiegare da un addetto ai lavori come funzionano: “Siamo nel campo del tutto regolare, ci mancherebbe – commenta l’esperto – ma in ogni caso sono al limite, ecco cosa fanno, ci sono dei listini prezzi base di riferimento, ma da sempre si utilizzano i prezzi bassi per prendere il lavoro, lì sono previsti dei tetti massimi che nessuno ha mai utilizzato, invece ora succede il contrario, utilizzano tutti il tetto massimo perché tanto paga lo Stato, quindi prezzi enormi, in alcuni casi triplicati rispetto alla stessa opera che veniva fatta prima del bonus del 100%. E poi vengono ampliate le voci”….

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