PARRE – VILLA D’OGNA – La medaglia d’onore a Pietro Legrenzi. La guerra in Albania e Russia e i campi di concentramento. La figlia: “Raccontava di aver visto l’orrore”

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Un riconoscimento denso di memoria e gratitudine. Una medaglia che ridà luce al ricordo di una vita. Quella di Pietro Legrenzi, da Villa d’Ogna ai campi di lavoro in Germania. Una storia di coraggio e dolore che è stata premiata nei giorni scorsi con la medaglia d’oro conferita dal presidente della Repubblica. L’emergenza sanitaria ha reso impossibile la solita cerimonia annuale scolta a Bergamo e così la consegna è avvenuta in Comune a Parre (e così negli altri Comuni degli internati premiati). Martedì 9 febbraio il sindaco Danilo Cominelli ha consegnato la medaglia d’oro alla figlia di Pietro, Tilde, e alla nipote Elena.

Pietro Legrenzi nacque a Villa d’Ogna il 25 dicembre 1919. Si sposò con Venturina Cossali di Parre, paese in cui si trasferì. Dal matrimonio nacquero tre figli: Tilde, Adriana e Gianfranco, tutti ancora viventi.

Il 16 marzo 1940 arrivò la chiamata alle armi. Legrenzi militò nel 5° Reggimento Alpini del Battaglione Edolo. Fu impegnato in guerra su diversi fronti. Innanzitutto partecipò alla campagna di Albania, dove gli furono congelate le dita dei piedi. Poi nel 1942 la partenza per la campagna di Russia, nel Battaglione Val Chiese.

Ritornato al corpo dopo un periodo di riposo, nel 1943 fu fatto prigioniero e deportato in Germania. Rimase in un campo di concentramento sino all’agosto del 1945, quando fece ritorno a casa.

Un’esistenza che resta lacerata dal dolore. Una ferita difficile da affrontare. Per lui come per tanti altri che hanno vissuto la medesima tragica esperienza. “Raccontava poco degli anni nei campi di prigionia – spiega la figlia Tilde -. Quello che ricordo è che diceva di aver visto con i suoi occhi l’orrore. Aveva visto tante persone morire proprio davanti a lui e questo l’aveva segnato per sempre”…

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