Piccole società crescono… e in Borsa fanno i botti

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Piccole società crescono… e in Borsa fanno i botti

Mauro Surini

Le azioni sono strumenti finanziari rappresentative di un pezzettino di un azienda. A volte la stessa azienda emette obbligazioni. L’obbligazionista ha diritto a percepire una cedola fissa o variabile a seconda dell’importo che va a sottoscrivere a favore dell’azienda. L’azionista ha diritto ad una parte dell’utile, se c’è. Talvolta il dividendo, la remunerazione dell’azione, è risicato e non supera l’interesse dell’obbligazione, ma il capital gain (il guadagno in conto capitale) è molto più corposo   di una semplice obbligazione. Alla Borsa valori di Milano ci sono 335 azioni quotate divise per segmenti: il segmento delle grandi società capitalizzate (FTSEMIB40), quello medio grandi (FTSEMIDEX), quello con alti requisiti a tutela dell’investitore/risparmiatore (STAR) e quello delle società che credono in se stesse (AIM).

Un paio di settimane or sono in Borsa Italiana si sono svolti incontri one to one (faccia a faccia) tra le aziende quotate al segmento STAR e gli investitori istituzionali: 2400 case investimento italiane e estere desiderose di puntare i loro soldi sulle 71 aziende del segmento STAR. Questo segmento è nato nel 2002, presenta particolari requisiti per una maggiore tutela dell’investimento azionario e  ha saputo rispondere in modo eccellente agli investitori con una perfomance stellare: infatti dal 2002 col + 210% ha battuto tutti gli indici mondiali, con alcuni  titoli che hanno tutt’ora tassi di crescita a 3 cifre dalla costituzione dell’indice ad oggi, mentre il listino dei titoli più capitalizzati (FTSEMIB40) nello stesso arco di tempo ha perso il 40%

Una volta si diceva “piccolo è bello!” Si può riscrivere il motto in “piccolo è redditizio”? E chi sta seguendo le orme dello STAR? Il piccolo listino delle imprese che credono nella loro crescita, ossia l’AIM, 78 società che capitalizzano in tutto poco meno di 5 miliardi di euro, con società che appena riescono ad avere una capitalizzazione un pochetto più corposa  cercano passano  al listino di qualità maggiore. Tra di esse non figura nessuna società bergamasca. Nello STAR fino alla fine dello scorso anno figuravano due società. Bremboe Tesmec. Poiché la società Brembo è diventata troppo grande per essere considerata piccola, è transitata nello FTSEMIB40, mentre l’altra continua a persistere nel segmento a lei dedicato.

Società bergamasche presenti all’AIM: nessuna. Una provincia industrializzata come quella Bergamasca possibile che abbia solo 5 società presenti in Borsa: Ubi Banca, il gruppo predominante è formato dai soci bresciani mentre i bergamaschi hanno giusto il contentino di qualche poltrona perché presente l’associazione a difesa della orobicità della ex Banca Pop di Bergamo, ma potremmo considerarla… perduta; la Tenarisex Dalmine società internazionale della famiglia Rocca che spazia tra l’argentina e l’Italia nella produzione di tubi per il mercato petrolifero con presenza nel settore sanitario ospedaliero con il gruppo Humanitas; la già citata Bremboleader negli impianti frenanti; la TESMEC,società industriale presente nei settori della progettazione produzione e commercializzazione di prodotti integrati  e infrastrutture legate al trasporto e fornitura di energia, dati e materiali.

I suoi ambiti sono la costruzione di linee elettriche, linee ferroviarie e scavi infrastrutturali. In provincia di Bergamo c’è la sede legale e operativa a Grassobbio e un altro ramo  produttivo a  Endine Gaiano; e la IVS di Seriate, International Vending Service, è uno dei principali operatori italiani nel settore del foodservice ed in particolare nel mercato dei distributori automatici di bevande e snack. Con la gestione di 152.000 distributori automatici e che erogano più di 700 milioni di consumazioni annue, si posiziona come leader in Italia con una quota del 12% e terzo in Europa. Gli imprenditori potrebbero portare i loro gioielli in borsa, magari solo un pezzettino, così contribuirebbero a far crescere il mercato finanziario, ma per alcuni di essi quotare un’azienda significa raccontare una storia di successo o di programmazione, per altri la Borsa è solo il luogo di ricerca di capitali perché incapaci di raccogliere altrove.

Invece chi era in Borsa, tipo la Gewiss della famiglia Bosatelli, è stata ritirata perché non aveva più da raccontare nessun storia di progresso, pare. Altre come Italmobiliare ha ceduto la società operativa, Italcementi, ai tedeschi ritagliandosi un lembo di mercato nel private equity. Società che sono piene di laureati della locale università di Bergamo dove si insegna di libero mercato e opportunità di crescita tramite il mercato dei capitali. E una volta usciti, questi laureati li ritrovi in posizioni apicali di società patrimonializzate, ma chiuse. Invece di ingrandirsi affrontando il mondo esterno, con l’aiuto del mercato dei capitali, diventano si internazionali ma con i prestiti bancari, legando così le banche alle società: se queste andranno in sofferenza anche le banche ne soffriranno. I nuovi ricchi infatti non sono tra noi, ma crescono e si moltiplicano nel lontano oriente. Da pochi giorni si sa che ci sono più paperoni in Asia che in America.

E chi si chiude in trincea difendendo le sue posizioni, pensando di tutelarsi, un giorno verrà mangiato da qualcuno più grosso. L’affare lo farà la famiglia proprietaria e pazienza se i sottoposti saranno coloro che perderanno lo status di privilegiati… questo il prezzo che inconsapevolmente pagheranno per non essersi aperti al mercato e diventare leader nel proprio settore grazie alla  mercato dei capitali internazionale.

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