PISOGNE – TUMORE AL SENO – Miriam, il tumore al seno, la lotta e la rinascita: “Ho chiesto a Dio di lasciarmi qui ancora 10 anni per veder crescere mio figlio”

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Lacrime che si mescolano a sorrisi e sorrisi che si mescolano alle lacrime. Il tumore al seno ti segna. Il tumore al seno ti insegna. Sì, tante cose. È un pomeriggio di metà ottobre, Miriam sta aspettando suo figlio Nicolas, il cielo è nuvoloso, ma lei il sole se l’è sempre portato dentro. Miriam di cognome fa Milani, 40 anni, è originaria di Angolo Terme, ma vive a Gratacasolo insieme alla sua famiglia, il marito Domenico e Nicolas, “la mia vita”. Miriam ferma il tempo per raccontarci la sua storia, il suo dolore che ha trasformato in forza, quella forza che l’ha portata in cima alla montagna. Davanti a lei un’alba bellissima. “Il mio primo pensiero è andato a mio figlio, non ho pensato a me”, spiega. Come è andata quel giorno? “Nel 2017 ho deciso di fare una visita perché sentivo qualcosa di strano al seno, sono andata dal medico più bravo di Brescia… mi ha detto che dovevo stare serena, che erano delle placche da latte, e non avrebbero portato a tumori. Così ho fatto, non mi sono più preoccupata. Nel 2019 mi sembrava di sentire che qualcosa stava cambiando e così sono andata a fare una visita di controllo con la mutua. Sono andata a Ome, mi sono sdraiata sul lettino per iniziare l’ecografia e vedo il medico diventare scuro in volto. Mi guarda e mi chiede ‘ma cosa hai lì?’. Finita la visita mi dice che la settimana successiva avrei dovuto fare l’ago aspirato. Avevo capito tutto, mi stava dicendo che era un tumore maligno. 5 luglio del 2019, era un venerdì, lo ricordo come fosse ieri”. Come ti sei sentita? “Mi è crollato il mondo addosso, è stato uno shock. I medici non volevano che andassi a casa da sola, ma sono una persona molto forte e ho detto a tutti di stare tranquilli. In realtà ero disperata, era una massa di sei centimetri, quindi mi sono detta che potevo anche morire, ne ero consapevole… insomma a quarant’anni non è una cosa che metti in conto”. Quale è stata la prima persona a cui l’hai detto? “A mia mamma, Vincenza. La visita era andata per le lunghe e dovevo chiederle di andare a prendere mio figlio al Grest. La parte più difficile è stata dirlo a mio marito, che aveva perso la mamma per un tumore… e poi lui ha avvisato mia sorella Cinzia e mio papà. A mio figlio non ho detto niente, mi sono presa la notte per metabolizzare e tirare fuori il mio carattere. Sono sempre stata una persona positiva e anche in quel momento mi sono detta che avrei dovuto combattere… non sono mai stata una che si arrende facilmente. Il giorno dopo avevo una cena con gli amici a Montecampione. Cosa potevo fare? Se sto a casa piango, se vado mi diverto….

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