POLITICA – Il silenzio degli innocenti

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Piero Bonicelli

Il tornado di corruzione che vede protagonista (in negativo) Antonio Panzeri, bergamasco, già segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, responsabile delle politiche europee della CGIL, membro della direzione nazionale dei Ds (Democratici di Sinistra), già europarlamentare prima per Uniti nell’Ulivo (105 mila preferenze), rieletto nel 2009 e ancora nel 2014 per il Pd, mette in discussione la morale individuale certo, ma anche la morale della sinistra che lo ha scelto, lo ha sostenuto, lo ha fatto votare. E’ stato presidente della Sottocommissione europea per i “diritti umani”, di cui il Qatar è notoriamente un esempio da proporre a… “modello”.

Nel 2017 il Pd gli sembra troppo a destra e aderisce ad Articolo 1 e poi alla lista elettorale “Liberi e Uguali” che raggruppa “Articolo 1, Sinistra Italiana e Possibile”.

Il 9 dicembre scorso viene arrestato a Bruxelles con l’accusa di corruzione “per aver favorito gli interessi del Qatar”, dove in queste settimane si svolgono i Mondiali di calcio. Arrestate a Bergamo la moglie e la figlia. Gli “interessi del Qatar”? Sacchi di banconote (i corruttori pagano in carta moneta da piccolo taglio) a compenso per il… sostegno.

E all’improvviso a sinistra si scopre di non essere tutti innocenti, forti di un principio morale superiore che ha ingenerato una sorta di puzza sotto il naso, della serie, “noi non siamo come gli altri, noi non rubiamo, noi difendiamo i deboli, i poveri, gli sfruttati, noi difendiamo la dignità e i diritti delle persone contro ogni angheria delle autocrazie, delle dittature, delle teocrazie”. Panzeri ci ha scritto anche un libro: “Le tre Europe dei diritti”.

E nessun accenno ai doveri? Ai doveri di un uomo che doveva rappresentare i valori dei paladini che si battono contro le ingiustizie sociali?

Già, i diritti. Il rovescio è questa squallida vicenda di corruzione. Mica spiccioli, centinaia di migliaia di euro, arrivati chissà come, nascosti in casa, in contanti. La polemica tutta italiana sul tetto dei pagamenti in contante gli fa un baffo.

Quello che manca in questi giorni è la reazione ufficiale della sinistra, solo qualche voce solitaria e coraggiosa che ammette, sì, porca miseria, i ladri e i corrotti sono anche tra noi, non ce ne siamo accorti, ed è una colpa, Panzeri non può essere diventato quello che è all’improvviso, l’abbiamo sostenuto (fanno impressione quei centomila che l’hanno votato), mea culpa, mea maxima culpa.

“Il silenzio non è una risposta, anzi, è la peggiore risposta che il paese, i nostri iscritti, i nostri militanti si possano aspettare” e ancora: “Nessuno spazio vuoto alla doverosa assunzione delle nostre responsabilità”.  Questo il post di un sindacalista e militante di sinistra.

Qualcuno svicola, “casi simili (anche se non uguali nella dimensione di questa vicenda in mano alla magistratura belga) succedono più spesso a destra e non fanno più notizia”. Eh, no, non siamo al mal comune mezzo gaudio, qui non c’è alcun gaudio, ci si è fatti pagare da uno Stato che la democrazia proprio non la pratica e forse neppure la conosce, per portarlo a “modello” nel Parlamento Europeo. Un cittadino corrotto è responsabile individualmente, ma se è un giudice, un prete, un politico, chiama in causa l’intera categoria.

Che il Qatar abbia avuto assegnati i mondiali di calcio pagando mazzette (ma il vezzeggiativo è davvero inadeguato) è più che un sospetto. Quello che meraviglia è che abbia pagato anche alcuni esponenti della sinistra europea per esaltarne le virtù democratiche. E che questi lo abbiano fatto (immagino con scarsi risultati nel consesso europeo) senza pudore.

Non pensate a tangentopoli: in quel caso la maggior parte degli imputati facevano la cresta agli appalti per finanziare i partiti, non per se stessi. Qui intascavano i singoli. Che poi anche “intascare” è verbo inadeguato, ci volevano sacchi per contenere il malloppo.

Adesso, invece di nascondersi dietro il “così fan tutti”, gli “innocenti” dei partiti della sinistra rompano il silenzio con un fragoroso mea culpa. …

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