POLITICA – PARTITO DEMOCRATICO – Elena Carnevali: “I miei (primi?) nove anni in Parlamento. Vi racconto la caduta di Draghi”

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E adesso sono tutti (quasi tutti) d’accordo, la riduzione dei numero dei parlamentari, oltre a non produrre risparmi significativi, penalizza i cittadini, prima ancora che i politici. E la legge elettorale non aiuta. Nel Pd (Partito Democratico) il dibattito a livello nazionale è sulle alleanze, a livello locale si cerca di capire chi sarà candidato. Elena Carnevali sembra non sia in discussione, anzi, la candidano (virtualmente) anche alla successione di Giorgio Gori nel… 2024. Come mai sei così… popolare? “Mah, spero che questo dipenda dal lavoro, dalla mia determinazione e dalla credibilità…”. Già due mandati, dal 2013 è in Parlamento. “Ma prima ho fatto il soldato semplice come consigliere comunale, prima all’opposizione con Veneziani sindaco, poi dal 2004 assessore alle politiche sociali con il sindaco Bruni. Mi è servito molto, con i servizi sociali sono entrata in contatto diretto con i bisogni della gente”.

Voi la riduzione dei Parlamentari l’avete votata. “E’ stata una delle condizioni poste dai 5 Stelle con il Conte due. Poi nelle intenzioni si doveva rivedere la legge elettorale, l’attuale non consente di avere rappresentanza in alcuni territori”. Già c’è uno stacco tra la realtà che vivono i cittadini e quello che fa il Parlamento, se poi anche votare non consente di scegliere i propri rappresentanti… “Credo che anche la caduta del Governo Draghi ha determinato e determina un allontanamento dei cittadini dalle istituzioni”.

Va be’ che nel 2018 i 5 Stelle avevano avuto un risultato eclatante, ma in pratica dopo aver fatto ballare la Lega con il Conte Uno sul reddito di cittadinanza, hanno fatto ballare anche voi sulla riduzione dei parlamentari. “Attenzione, sono due cose diverse con due percorsi diversi. Sul reddito di cittadinanza c’è stata una scelta del governo, sulla riduzione dei parlamentari c’è stato un dibattito e un referendum. Sul reddito di cittadinanza noi eravamo contrari prima di tutto perché accantonava quello che avevamo appena fatto, il reddito di inclusione, che aveva il limite di un finanziamento non adeguato. Misure per la povertà le hanno tutti gli Stati europei, qui si sono fusi i temi del lavoro con quelli delle difficoltà delle famiglie e questo ha provocato effetti distorsivi nell’applicazione”.

Non hai la sensazione che in Parlamento si viva troppo di sondaggi che registrano reazioni umorali finendo quindi nel populismo? “In questo senso i 14 anni di vita amministrativa mi hanno permesso di restare in sintonia con i bisogni e questo mi è servito anche per presentare disegni di legge alla Camera, come quello del ‘durante e dopo di noi’, per le persone con disabilità. Questo ti permette di non vivere solo di sondaggi”….

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