PONTE SELVA – LA STORIA – Quasi 65 anni fa la tragedia del maltempo che causò due vittime al confine tra Ponte Selva e Ponte Nossa. Uccisi una giovane donna e un commerciante casnighese accorso per salvarla

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I recenti disastri causati dal maltempo che ha investito a più riprese anche la nostra zona non hanno fortunatamente provocato vittime tra le persone. Ma il meteo impazzito non è una cosa del tutto nuova nemmeno nei nostri paesi: mio padre ci raccontava spesso di una nevicata alla fine di giugno – “la fiocàda de San Piero”, diceva -, quando le mandrie da poco salite agli alpeggi sopra Parre avevano dovuto ridiscendere in paese, dove le scorte di fieno si erano rapidamente esaurite costringendo parecchi allevatori a vendere il bestiame…

Una disgrazia peggiore, che all’epoca fece storia perché causò due vittime, accadde  il 24 giugno del 1959 proprio al confine tra Ponte Selva e Ponte Nossa, nel punto in cui scende da Parre la valle del ‘Lisà’, una tragedia di cui a conservare la memoria è rimasta a Ponte Selva una sola persona, Anna Agazzi, 92 anni, che ne fu testimone diretta:

“Era appena passato mezzogiorno e imperversava un temporale violento, pioggia, vento e tanta grandine che aveva ricoperto anche le strade, ricordo quando tempo ci volle al signor Aldo Mottalini, che con le sue ‘corriere’ gestiva il servizio di trasporto pubblico, per liberare il tratto di provinciale davanti al suo garage…Mio marito ed io ci eravamo affacciati sul terrazzo della casa in cui abitavamo, sulla sponda sinistra del Serio, a guardare quel finimondo, quando proprio davanti a noi, sulla riva opposta, dalla proprietà del ‘Mascherpì’ sovrastante una casa che dava direttamente sulla provinciale, vedemmo staccarsi un’enorme albero il quale, trascinandosi dietro una grande quantità di terreno, si abbattè dapprima sul retro della casa stessa e poi, dopo aver sfondato anche la parte anteriore, continuò la sua corsa, attraversando la provinciale e andando a fermarsi infine sul tracciato della ferrovia. Uno spettacolo davvero allucinante che ho ancora negli occhi!”.

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