Il 21 dicembre scorso Papa Francesco ha autorizzato il decreto sull’eroicità delle virtù del sacerdote premolese don Antonio Seghezzi, dichiarato Venerabile dalla Congregazione delle cause dei Santi.
Nella stessa occasione è stato beatificato Rosario Angelo Livatino, “il giudice ragazzino” ucciso dalla mafia, anch’egli esponente dell’Azione Cattolica come don Seghezzi, assistente dei giovani dell’Azione Cattolica bergamasca, sacrificatosi per non averli voluti abbandonare dopo che avevano scelto di opporsi al nazifascismo optando per la Resistenza.
Un passo avanti, dunque, nell’iter verso la beatificazione, anche se i Premolesi non hanno avuto bisogno di questi ‘passi’ ufficiali per considerare don Antonio un Santo: a lui infatti hanno dedicato il bel monumento all’entrata del paese, la cripta della chiesa parrocchiale, la lapide sulla sua casa natale e il ‘Luogo della Speranza”. Anche l’unica ‘pietra d’inciampo’ della nostra Provincia è dedicata a lui e fu collocata nel 2016 dallo stesso artista autore dell’iniziativa, Gunter Demnig.
Le “pietre d’inciampo” – piastrelle di ottone che spiccano sulle strade e sui selciati- sono 50.000 in tutto il mondo e ‘costringono’ le persone a fermarsi ed a porsi delle domande sulla persona il cui nome vi è inciso, sulle sue date di nascita e di morte, e soprattutto sul perché sono state “assassinate”. L’idea di questa iniziativa era partita dalla Commissione Biblioteca del Comune di Rovetta, presieduta all’epoca da Betta Contardi, per organizzare un ricordo della Shoa in concomitanza con la ricorrenza della festa dell’Oratorio intitolato appunto a don Seghezzi. ..
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