Maggio si avvicina e si avvicina, di conseguenza, l’anniversario della morte di don Antonio Seghezzi, scomparso il 21 maggio 1945, soffocato dall’ennesimo sbocco di sangue nell’inferno del campo di sterminio di Dachau, dov’era stato internato dopo essere stato imprigionato dai Tedeschi, interrogato e torturato più volte per la sola colpa di aver voluto assistere, spiritualmente e non, i “suoi” giovani che avevano optato per la resistenza.
Mentre le comunità parrocchiale e civile stanno organizzando la celebrazione del 73° del suo martirio, in collaborazione con la Parrocchia di Almenno S. Bartolomeo – il primo paese che vide l’impegno pastorale di don Antonio come curato – sembra che per quando riguarda la causa di beatificazione nulla si muova e che l’iter seguito da Roma si mostri di una lentezza esasperante, se si pensa che era iniziato nell’ormai lontano 1990 su iniziativa del gruppo di giovani che si era allora costituita nel nome del “Santo della Resistenza bergamasca”… SU ARABERARA IN EDICOLA DAL 20 APRILE