PREMOLO – LA STORIA – Leonardo, 10 anni, che studia da… capraio

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Il suo innamoramento per le capre, cominciato quando, tornando dall’asilo, si fermava a guardare i capretti di Massimo Rota che giocavano allegramente nei prati vicini alla scuola,  è cresciuto con lui: adesso, 10 anni e scolaro di quinta elementare, Leonardo Longo “studia” da capraio e, a detta del suo “maestro”, sta imparando molto bene.

“Ormai più che un allievo è un collaboratore,  mi aiuta in tutte le incombenze del mestiere e io posso affidargliele perché so di potermi fidare – dice Massimo – …E poi per gli animali Leonardo ha una sensibilità speciale, li capisce, è molto attento alle loro esigenze, anche coi cani ci sa fare bene…”.

Ma perché proprio le capre?

“Perché sono simpatiche e intelligenti – risponde Leonardo senza esitazioni – perché sanno come farsi capire, perché hanno facce molto espressive,  perché amano fare i dispetti e gli piace giocare… E sono tutte diverse l’una dall’altra, ognuna ha il suo carattere, i pregi, i difetti…Insomma, sono originali, basta guardarle e si capisce di che cosa hanno bisogno. Per esempio se hanno fame, belano alla grande; se hanno sete, lo vedi dalla lingua asciutta e dalla schiuma intorno alla bocca; se hanno voglia di giocare, e soprattutto i capretti ce l’hanno sempre, non ti mollano un minuto, ti stanno intorno, non ti lasciano in pace, quando mi vedono leggere, per esempio, mi tirano la giacca, cercano di mordere le pagine e di togliermi il libro dalle mani…Insomma vogliono la nostra compagnia, c’è la Furba che ci sta appiccicata anche quando siamo intenti a tagliare i rovi col podèt, incurante del fatto che potrebbe farsi male…”.

Le capre hanno tutte il loro nome.

“C’è l’Orégia dalle orecchie grandi, la Grégna che ride sempre, la Bruna, la Nerina, la Bianca, la Bruna… e poi c’è il Gino, il bèk: dopo il primo lockdown tenevo d’occhio l’orario in cui il ‘Maci’ (soprannome di Massimo, n.d.r.) riportava in stalla le capre per andare a salutarlo… La sera poi, quando è bel tempo e le capre passano la notte nei prati qui intorno, chiamo il Gino dalla mia cameretta, prima di mettermi a dormire, e lui mi risponde belando, è il suo modo di darmi la buonanotte”.

Adesso si avvicina un periodo di gran lavoro per Massimo e Leonardo: a fine febbraio comincia la stagione dei parti e ci sarà molto da fare nella stalla della “Merésa ‘d sura”, in Val Dossana.

“Per assistere le bestie durante il parto non sono ancora pronto, però le altre cose che servono le so fare tutte: distribuire il fieno, montare e smontare i recinti, sorvegliare le capre al pascolo, mungere a mano… Qualcuno dice che la puzza delle capre è fastidiosa, ma a me il loro odore piace, sa di selvatico e di libertà”.

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