E’ cominciato tutto così, a fine maggio 2021, una pista nuova, da verificare. E le verifiche le hanno fatte con un lavoro certosino e meticoloso la Questura e la Procura di Bergamo, lo stanno facendo, verifiche che hanno portato ad altre piste, che allora troppo presto erano state messe da parte nel bailamme di un’indagine che aveva puntato tutto e troppo su un solo indiziato, poi scagionato.
I nomi non sono poi molti, si contano sulle dita di una mano, anzi, uno in meno di una mano, quattro nomi, e di quei quattro nomi ne rimarrà uno solo, perché succede sempre così.
Il delitto è quello di Laura Bigoni, 1° agosto 1993. Un mistero lungo 30 anni. Che forse si sta per dipanare. Laura Bigoni allora aveva 23 anni, uccisa a Clusone, 9 coltellate, alla gola e al petto. Ventotto anni dopo, fine maggio 2021, in redazione ci arriva una segnalazione, un messaggio, poi un altro, una donna di Milano che viene spesso a Clusone, vuole dare la sua versione. Perché? “Perché lavoravo dove lavorava Laura e dopo tanto silenzio è successa una cosa che mi ha fatto scattare la voglia di parlare”.
Quel qualcosa è l’arresto in quei giorni di un imprenditore italiano accusato di aver stuprato alcune ragazze. Arresto che fa scattare qualcosa nella testa di A.B. (adottiamo iniziali diverse da quelle reali) che manda un messaggio a un amico che ci contatta, senza dirci il nome della donna.
Dopo una serie infinita di ricerche risaliamo al nome di chi ha mandato il messaggio, la contattiamo e ci risponde: “Ciao, ho letto la notizia, ne so qualcosa di queste violenze dato che ne subii una nel 1992, in un ente pubblico. Denunciai all’ufficio personale, denunciai sui giornali, e per due anni dovetti chiedere aspettativa non retribuita e cambiare città, per salvare me e mio figlio… Pensa che io ero la settima collega che quel tizio aveva tentato di violentare sul posto di lavoro, aveva anche quattro rapporti per pedofilia sulle scuole, asili. Era sotto controllo del Sime ma era libero di fare quello che voleva. Mi vennero i brividi quando a Clusone fu uccisa la ragazza milanese… lei lavorava negli uffici dove c’era questo tipo”.
Laura ha preso il mio posto
“Era la povera Laura Bigoni. Lei dopo il mio trasferimento prese il mio posto. Questo tipo era malato seriamente ma nessuno ha fatto qualcosa per fermarlo. Nel 1990 non c’era la legge della privacy e chiunque poteva leggere la cartella personale del lavoratore, dove c’era scritto dove abitava, telefono ecc.. Mi sono e mi chiedo ancora perché nessuno disse che il fratello di quest’uomo aveva un taxi giallo. Credimi questo tipo era veramente pericoloso ma come mi disse ai tempi la direttrice ufficio personale: è un bravo ragazzo è sempre presente sul lavoro e se lei fosse più furba starebbe zitta e se non ci riesce si licenzi’’.
Comincia tutto così…
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