Nessuno nasce cattivo. Qualcuno lo diventa, sono le circostanze, l’ambiente, le occasioni, le necessità, i bisogni, le delusioni, le ingiustizie, la disperazione a volte, che inacidiscono gli animi. Chi coltiva rancori si trova i sentimenti che diventano risentimenti, ingombrati dall’odio, dalla rabbia, dall’impotenza.
Cresciamo ragazzi colpiti da subito dalla solitudine, le famiglie numerose sono un’eccezione. E crescono in un mondo competitivo, dove tutti sgomitano, e chi resta indietro viene abbandonato, perfino calpestato, se è caduto. La scuola si è adeguata alle classifiche dell’eccellenza dal momento che le iscrizioni ai vari istituti hanno ricaduta sui mezzi, le “risorse” a disposizione. Da qui l’elemento fondamentale dell’attrattiva scolastica che diventa selezione perfino feroce, perché poi la classifica dell’istituto superiore si basa su parametri di successo degli alunni diplomati.
Quindi basta portare a termine del quinquennio i migliori, lasciando per strada quelli che arrancano o che semplicemente coltivano interessi che con i programmi scolastici non c’entrano nulla, guai ad essere lenti ma guai anche ad essere troppo creativi, la normalità è fissata da schede preordinate, il giudizio è schematico, come nei quiz della patente di guida, tot errori e sei fuori.
La vicenda del Golgi di Breno è arrivata sui giornali per il coraggio di una madre, attrezzata intellettualmente per reggere il confronto con il sistema scolastico.
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