DONNE DA MARCIAPIEDE Inchiesta sul “campo”. “Morirò qui, ma i miei figli non devono sapere…”

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Questo è un viaggio dentro pezzi di corpo e di anima. Venduta, rubata, presa in affitto, usata. Corpo e anima che assumono i contorni di donne, quasi tutte minorenni che… lavorano sulle strade della provincia. Prostitute. Un venerdì sera lungo le strade del Sebino, il fazzoletto di strada tra Lovere e Darfo, quella striscia di asfalto che accoglie donne in vendita. Dove il corpo scalda a pezzi, l’anima invece qui non scalda più nulla, o quasi. Dove le albe sembrano sempre tramonti e dove ogni stagione diventa autunno. Anche se le ragazze, basta guardarle, negli occhi e sulla carta d’identità, sono nella primavera della vita. Perché Bocca di Rosa ha un’anima, un volto, un nome, Bocca di Rosa ha un cuore, la carne avvolge l’anima e cuore e va oltre. Alla faccia dei clienti, dei protettori, (…)

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Come ogni venerdì, l’appuntamento è alle 21.15 alla Caritas di Darfo… alla spicciolata, arriviamo noi cinque o sei e il Don… si prepara del the caldo o delle bibite fresche, dipende dalla stagioni, dei biscotti e delle merendine, quelle van sempre bene… Pochi minuti e siamo sul furgone.

Le prime ragazze che ci fermiamo a salutare sono rumene. All’inizio erano le più diffidenti, con alcune ci sono voluti mesi per strappare loro un saluto, poi un sorriso ed ora ci aspettano, parlano volentieri con noi, ci raccontano delle loro famiglie. E ci chiedono delle nostre.

Jeana, tre figlie

Jeana è rumena, carina, non giovanissima, cura molto il suo aspetto. “Stavo bene al mio paese… poi mio marito mi ha lasciato e io ho deciso che le mie figlie non dovevano avere una vita di stenti e sono qui”. Ci mostra, sul cellulare, la foto di tre splendide ragazze, le facciamo i complimenti, i suoi occhi, pure al buio,  brillano di amore di mamma. “Le sento al telefono tutti i giorni, le vado a trovare a Pasqua, Natale e d’estate. Posso comprare loro vestiti e farle studiare… avranno una bella vita, questo è l’importante. Magari, tra qualche anno, io potrò tornare e stare con loro”.

Georgiana e i genitori

Georgiana, anche lei rumena, stasera è disperata. Trattiene a stento le lacrime, per i clienti deve sorridere ma è divorata dall’ansia. Non sa come gestire la visita dei suoi genitori e del suo bambino. Loro credono lei faccia la badante. “Non è il problema di non lavorare una settimana, ho paura ad uscire di giorno con loro, qualche cliente potrebbe riconoscermi. Già devo cercarmi un’altra casa perché io vivo con altre ragazze che sono sulla strada come me, ho paura che i miei capiscano qualcosa. Devo trovare una casa lontana da qui, non posso dire tutti i giorni che non ho voglia di uscire…”.  La ascoltiamo, cerchiamo di tranquillizzarla; negli orari in cui andrà al supermercato o al parco giochi con il suo bambino sarà difficile incrociare un cliente che voglia farsi riconoscere. E’ facile per noi parlare, per lei c’è di mezzo la stima delle persone alle quali vuole più bene al mondo. (…)

Nelle pagine numeri, racconti, situazioni, le zone della bergamasca più “battute” e le storie delle singole donne.

SU ARABERARA IN EDICOLA PAGG. 2-3

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