PARRE – PONTE NOSSA – LA STORIA
Quando i “Soci del Mas” rubarono
a Parre un abete per la loro festa
In un documento d’archivio del 1543 la ricevuta della multa che dovettero pagare
Anna Carissoni
Una scoperta destinata a porre finalmente la parola fine alle discussioni ed alle polemiche che da decenni accompagnano la Festa del Mass di Ponte Nossa: c’è infatti chi pensa che la tradizione, che si rinnova ogni anno tra aprile e maggio, sia una discendente diretta delle manifestazioni che il grande folklorista Toschi accomuna nella dizione di “riti propiziatori primaverili” o “feste di maggio”, vissute dalla collettività come periodo in cui alla mortificazione dell’inverno succede, con l’arrivo della primavera, un periodo di nuova pienezza di vita e di energia; e c’è chi invece sostiene che si tratti semplicemente di un omaggio alla Madonna di Campolongo che – dopo la pausa forzata della guerra – si rinnova ogni anno in occasione dell’anniversario del miracolo della sua lacrimazione del 2 giugno 1511, dal momento che l’albero sulla sommità del Pizzo che domina il paese viene bruciato proprio la vigilia di quest’anniversario.
Autrice del ritrovamento del foglio manoscritto è la ricercatrice di storia locale RenataCarissoni Cossali,da decenni assidua frequentatrice e compulsatrice delle antiche carte dell’Archivio comunale di Parre:
“Per la verità il prof. Pietro Gelmied io stavamo continuando le ricerche sulle origini della nobile famiglia Von Paar tra le fonti più antiche disponibili, cioè i Libri dei Conti che si trovano nell’archivio stesso. Sul n. 20 di questi Libri, che riguarda gli anni dal 1540 al 1757, a pag. 49 retto, cioè sul davanti del foglio, c’è una nota delle multe date dall’incaricato alla custodia dei confini, il camparo, che dice “29 aprile 1543
La compagnia del Mazo de’ dar per una cusa data ol contrascripto campar, che ia trat uno legno per ol Butèl et non gà de andà: 5 soldi”). ( traduzione in italiano corrente: 29 aprile 1543 La compagnia del Mas deve dare, per un’accusa data dal sottoscritto camparo, che aveva prelevato un albero nella zona del Butèl e non doveva andarci: 5 soldi).
Il Butèl era evidentemente una zona boscosa nei dintorni del paese, non ancora identificata con precisione; ed è difficile tradurre in euro la cifra della multa, ma si sa che all’epoca ci volevano 20 soldi per fare una lira d’argento, mentre per fare 1 soldo ci volevano 12 denari. Comunque sia,- conclude la ricercatrice– questa nota nel Libro dei Conti mi è sembrata molto interessante perché documenta, per la tradizione del Mas, una storia lunga almeno 500 anni…”
L’origine contestata
Una scoperta che getta un’ulteriore luce anche sul termine “mas”: secondo alcuni studiosi può significare anche “mazzo di fiori” ma sembra che, anche in base a questo documento, vada intesa proprio come “maggio”, dal momento che il centro delle feste di calendimaggio è proprio l’albero identificato col mese stesso, visto come essenza e simbolo del potere germinativo e produttivo.
Per la verità negli ormai lontani anni ’80, sull’onda dell’interesse dell’ Assessorato Regionale alla Cultura dell’epoca per la riscoperta e lo studio delle tradizioni popolari, quando chi scrive cominciò ad interessarsi alla “Festa del Mass” convinta che si trattasse di una festa pagana come quelle che lo studioso J. Frazer aveva documentato per tutto il Nord Europa, ci fu qualcuno che storse il naso di fronte a questa ipotesi e che, soprattutto, rifiutò l’idea dell’”albero sacro” come simbolo di fecondità e di prosperità: “Macché simbolofallico– diceva – è solo una vecchia usanza che si porta avanti in onore della nostra Madonna miracolosa”.
Lo storico legame con Ardesio
Affermazione vera soltanto in parte, quest’ultima, in quanto tutti gli antropologi sono ormai d’accordo nel considerare la maggior parte delle attuali feste religiose come sovrapposizioni alle feste pagane arcaiche, come per esempio quella di San Giovanni che si è innestata sugli antichissimi riti del fuoco che celebravano il solstizio d’estate e quella del Natale che coincide col solstizio d’inverno.
Perciò, che la “Festa del Mass” sia diventata nel tempo una celebrazione pseudo-religiosa in ricordo del miracolo di Campolongo è senz’altro vero, ma adesso sembra accertato che anch’essa risalga a tempi molto più remoti, quantomeno a 5 secoli fa.
Un’ulteriore a conferma, seppure indiretta, del valore storico di questa tradizione è venuta qualche anno fa da Ardesio dove, tra i documenti ospitati dal locale Museo,figurano parecchi “capitoli” relativi ai boschi. Quelli dello Statuto del 1507 si riferiscono ai “paghéri”, cioè agli abeti, e uno di essi recita:
“Item è stato statuito et ordinato che per consecuzione de la bona consuetudine e per honore di questo Comune che ciascuno anno per li zoveni del Comune, in calendo di marzo, possa essere tagliato un legno, lì dove piaserà quegli zoveni. Lo quale legno, cum quella altra cima zonta a quelo legno, debia esser piantata al manco intra lo terzo dì sul la piaza di Ardese e lì debia rimanere fino a la festa de la Nativitate del nostro Signore Cristo”.
Non è poi certo un caso che gli anziani di Ponte Nossa ricordino che il “mas” per la loro festa,fino agli anni del secondo dopoguerra, veniva offerto solitamente da una famiglia di Ardesio e lì lo si andava a prendere con carri e cavalli, in festoso corteo. Un legame, quello con Ardesio, rinsaldato in questi ultimi anni, che appare del resto più che giustificato, dal momento che gli abitanti di quella comunità, in materia di abeti e di boschi, erano sicuramente più esperti, dediti com’erano, da secoli, alla coltivazione del bosco ed alla lavorazione del legname.
La scoperta del documento parrese sembra rientrare in questo solco: non possedendo boschi estesi, la comunità di Ponte Nossa evidentemente doveva ricorrere ad alberi provenienti dai paesi vicini più ricchi di legname, come appunto Parre.
Quando i Parresi ci “accoglievano” a sassate
Ma che dicono i “Soci del Mas” i cui compaesani di 500 anni fa dovettero pagare la multa al Comune di Parre?
“Multa o non multa– sorride Sandro Pezza– l’importante è che la ‘ricevuta’ trovata nell’archivio conferma senz’ombra di dubbio l’antichità della nostra tradizione al di là di tutte le ipotesi più o meno fantasiose. E che ci spinge, se ce ne fosse bisogno, a portarla avanti con lo stesso entusiasmo e con la stessa tenacia, anche perché il nostro è un gruppo aperto a tutti, senza capi né strutture, assolutamente spontaneo e perciò ancora più prezioso”.
Dello stesso avviso è Sergio Castelletti:”Anche se con l’andar del tempo la festa del Mas ha assunto una valenza legata all’anniversario della Lacrimazione della Madonna di Campolongo, diventa sempre più chiaro che i riti primaverili che hanno un albero per protagonista erano molto diffusi un po’ ovunque. La maggior parte di essi è stata poi rimossa ed ora la ritroviamo solo a Ponte Nossa, il che non può che renderci orgogliosi e motivati a tramandarla ai giovani a nostra volta”.
“Forse proprio il fatto di aver legato la tradizione alla festa religiosa le ha consentito di sopravvivere mentre in altri paesi è scomparsa” – aggiunge Giuseppe Pinetti, figlio del farmacista Luigiche per decenni fu uno degli animatori più convinti della festa.
“Senza contare– conclude Stefano Mazzolenisindaco che però qui parla in veste di semplice cittadino e che non manca mai di partecipare all’impresa portandosi appresso anche i suoi figli – che fa piacere sapere che, almeno una volta nella storia, siamo riusciti a ‘fregare’ i nostri vicini Parresi i quali, quando ci avvicinavamo ai loro confini, ci lanciavano le pietre: gli anziani infatti ricordano ancora la pessima accoglienza, per lo più a suon di sassate, che i giovanotti di Parre riservavano ai coetanei nossesi quando risalivano la mulattiera alla caccia di possibili “morose”… Scherzo, ovviamente, anche perché i rapporti ora sono di tutt’altro tenore e anche a livello di Amministrazione coi Parresi collaboriamo in perfetta sintonia”.
SCHEDA
La festa del mas
La festa del Mas si svolge ogni primavera a Ponte Nossa in tre tempi:
Ultima domenica di aprile: il Mas (un albero di abete) viene tagliato in un bosco fuori paese (o anche in un giardino o altro terreno quando c’è qualche privato intenzionato ad offrirlo), spogliato dei rami più bassi, decorato con festoni di carta colorata e caricato su un autocarro pieno di bambini. In corteo, preceduto dalla banda musicale, percorre l’abitato tra la simpatia della popolazione, si ferma sul sagrato della chiesa dove viene benedetto dal Parroco e viene trasportato, sempre in corteo,di là dal Serio, ai piedi del monte Guazza;
1° maggio: gli “Amici del Mas” di buon mattino trasportano a forza di braccia l’abete su per l’erta china della montagna e lo piantano su un cucuzzolo roccioso (ol Péss) tra lo sparo di mortaretti:
1° giugno: verso sera l’albero viene tagliato e i pezzi vengono avvolti in stracci imbevuti di gasolio. Quando scende il buio vi si appicca il fuoco e l’alto falò dà il via ai fuochi pirotecnici della vigilia della festa dell’Apparizione della Madonna delle Lagrime, il cui pianto miracoloso si verificò, secondo la tradizione, il 2 giugno 1511.
Questa Festa, in considerazione del suo valore storico-folkloristico è stata oggetto dell’attenzione di molti studiosi e ricercatori nonché dell’Istituto di Cinematografia Scientifica del Politecnico di Milano il quale, a metà degli anni ’80, vi dedicò un documentario di circa mezz’ora per conto dell’Aenciclopaedia Cinematographica dell’Università di Gottingen. Copie di questo filmato figurano da allora nelle videoteche della sezione antropologica delle più importanti Università del mondo e vengono studiate nell’ambito dei riti e delle cerimonie che, nei luoghi più svariati della Terra, hanno per fulcro l’albero come simbolo della vita.