REPORTAGE DI GIORGIO FORNONI DALLA GROENLANDIA Lassù al Nord nella “Casa Rossa” ultimo baluardo degli Inuit, il popolo che “svanisce come lacrime nella pioggia”

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Giorgio Fornoni

Ci sono viaggi che nascono dall’emozione di una lettura. A volte addirittura dal titolo di un libro. Me ne avevano appena regalati due, “Dove il vento grida più forte” e “I colori del ghiaccio”. Erano bastate poche righe per farmi decidere e partire verso quella terra alla frontiera nord del mondo. A spingermi laggiù era stata anche la scelta di vita dell’autore di quei libri. Nel 1980, Robert Peroni viveva ancora in Alto Adige, era alpinista e campione di sport estremi. Aveva già una sua notorietà, i suoi sponsor nel circo dei “no limits”. A quarant’anni, stanco di dover inseguire i record che quell’ambiente gli imponeva ad ogni stagione, aveva deciso di dire basta.

Era partito quindi per un’ultima spedizione in Groenlandia con altri due amici. Avevano attraversato l’isola per 1500 chilometri, trainando una slitta di 150 chili con tutto l’occorrente per sopravvivere oltre tre mesi. Il Grande Nord del silenzio e del vento era stata una rivelazione, così come determinante era stato il suo primo incontro con gli Inuit (“Gli uomini”). Da quell’avventura la vita di Robert Peroni è cambiata e da quel viaggio non è più tornato indietro. Oggi ha 71 anni, e da 35 vive insieme al piccolo popolo del ghiaccio e del freddo: la Groenlandia é diventata la sua nuova casa.

Avevo letto un nome in quei libri, Tasiilaq, e un punto di riferimento, la “Casa Rossa”. Avevo rintracciato il suo indirizzo, gli avevo scritto, dicendogli della mia emozione nel leggere i suoi libri e del mio desiderio di conoscerlo.

Mi aveva risposto subito con quattro parole: “Vieni, sarò felice di conoscerti”. Non mi serviva altro per salire sul primo aereo per Copenhagen, la capitale della Danimarca ma anche della Groenlandia. Il vero viaggio, in realtà, comincia proprio da lì. Per raggiungere Tasiilaq ho impiegato 5 giorni e c’è chi dice che sono stato anche fortunato. Il vero arbitro di quel viaggio è infatti il tempo atmosferico, che può bloccare per giornate intere in Islanda o sulla costa est della Groenlandia, un’isola quasi interamente coperta di ghiaccio che non conosce nè città, nè strade. Da Reykjavik, un piccolo aereo ad elica porta al piccolo villaggio di Kulusuq. Da lì, l’unico mezzo per portarsi a Tasiilaq è l’elicottero, che vola soltanto quando il tempo lo permette. Si comincia presto a capire che in Groenlandia chi comanda veramente è ancora la natura….

SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 8 APRILE IL REPORTAGE DI GIORGIO FORNONI DALLA GROENLANDIA NEL PERIODO PIU’ DURO DELL’ANNO, IN BRACCIO ALL’AURORA BOREALE

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