Il grande portone in legno antico dà sulla piazza del porto, profumo di vicoli antichi che sbatte sul riverbero del lago, lo stemma in pietra sembra tenere d’occhio chi passa di lì, e quello stemma di gente ne ha vista tanta in più di 600 anni di vita. Lei, Bruna Pace Polini, sta seduta appena varcata la soglia, un grande cortile antico che lascia senza fiato, colonnato, affreschi, acciottolato, e roba antica sparsa un po’ dappertutto, perché Bruna, classe 1941, quella “roba” ora la vende ai cultori del passato, ma questa è un’altra storia. Il palazzo è il più antico di Riva di Solto e uno dei più belli dell’Alto Sebino, e questo è un viaggio dentro la storia tra arte, palazzi, amori e vita di gente di lago. Bruna è la proprietaria, ammalata, un tumore alla testa, operata da poco, sorride decisa “Il medico mi ha detto di non mollare e io non mollo, per questo sono qui”. Tra le mura del suo palazzo si sente sicura, respira la sua Riva e quella storia di un paese e di un lago che è cambiato negli anni ma che conserva ancora lo stesso fascino. Bruna ha una sorella gemella, Italia Vittoria, che vive con lei. I nomi hanno un valore, “Pace” e “Vittoria” in quell’anno di guerra 1941 valevano speranze: “Mia madre – comincia Bruna – ha avuto 14 figli, io sono la dodicesima, si chiamava Ines Galli, nata il 22 aprile del 1904 a Riva, pensa che i 14 figli li ha partoriti tutti in casa. Mio padre invece era un contadino, allevava animali e si occupava della terra, aveva qualcosa come 50.000 pertiche di terreno, lui veniva da Solto Collina, si chiamava Giovanni Polini, classe 1901”. E il palazzo infatti adesso porta il nome di Palazzo Polini, anche se in origine era un monastero e poi ci abitarono i Conti Martinoni: “Un palazzo del 1400, Riva è chiamato il paese delle 7 torri, pensa che 3 di quelle torri sono in questo palazzo. Comunque i miei genitori lo comprarono e cominciarono con un’osteria, vendevano il vino, intanto 4 dei miei fratelli erano emigrati in Sudamerica per cercare lavoro e io rimasi con le mie sorelle, ero molto brava a scuola, frequentavo le scuole a Lovere, e ricordo che il professor Ferrante mi dava lezioni di lettere e filosofia e io andavo a vendere ciliegie per pagare le sue lezioni. Allora eravamo molto poveri, si viveva praticamente a pane e acqua, beh, un po’ come sono vissuta adesso in ospedale a Bergamo, perché detto tra noi, si mangia malissimo”,
Bruna sorride, Bruna è così, senza mezze misure: “Comunque studiai francese ed italiano e intanto mi arrangiavo come potevo per pagare il professore….
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