ROVETTA – Morena, l’obesità, le prese in giro, la tentazione di farla finita e la rinascita: “Ora sono felice, pronta ad aiutare chi ha sofferto come me”

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Morena entra in redazione in punta di piedi, un sorriso raggiante e dietro gli occhiali tondi uno sguardo che racconta tante emozioni ancor prima che possano farlo le sue parole. Morena di cognome fa Cenci, arriva da Rovetta, ha 25 anni ed è accompagnata dal suo migliore amico, Claudio, “che oggi è qui per supportarmi, ma potrebbe raccontarti la sua esperienza”. Ma questa è tutta un’altra storia. Claudio la guarda, la ascolta e conosce a memoria queste parole, ma è emozionato tanto quanto lei. Morena si siede davanti ad un caffè, mescola lo zucchero rimasto sul fondo del bicchierino e inizia a raccontare, a raccontarsi. La vita le scorre davanti veloce, i sorrisi, i pianti, le domande che hanno trovato risposta soltanto anni dopo, una lettera scritta d’istinto in una delle tante giornate ‘no’ finita sul fondo di un cassetto e ritrovata dalla mamma, “c’erano scritti pensieri che una madre non vorrebbe mai leggere”. Un respiro profondo, il cuore che calibra le parole, partiamo. Un viaggio che ruota attorno a due parole racchiuse in un solo concetto, chiaro, forte, a volte anche troppo: body shaming, che significa derisione del corpo, dell’aspetto fisico di una persona. “E’ un argomento che nelle nostre valli non è chiaro, non è trattato come invece meriterebbe eppure quante persone si trovano nella situazione che ho vissuto anche io e magari non sanno come uscirne, magari non sanno a chi affidare i propri pensieri, il proprio dolore… eppure dietro un corpo, anche rotondo, c’è molto altro, c’è un’anima, è solo che spesso quella non si vede, non si vuole vedere”.

Morena è un fiume in piena, racconta la sua storia con una forza incredibile, ci porta dentro i suoi momenti più bui, dove lei stessa avrebbe voluto mettere la parola fine, perché quella sembrava essere l’ultima fermata di un viaggio che non aveva più niente da darle, un punto di non ritorno, e poi la luce, finalmente, la positività, l’energia, il coraggio di trasformare il dolore in qualcosa di felice. Un macigno che ha pesato tanto sul suo cuore, la paura di poterci ritornare, un percorso lungo, tortuoso, spesso in salita, fin dall’infanzia. Un ostacolo con cui è stato difficile convivere.

L’obesità è una di quelle parole che spesso ha rimbombato nella mente e nel cuore di Morena, fin da quando era piccola. “Ne ho sofferto parecchio, credo sia una questione di ereditarietà, insomma ho sempre avuto qualche chilo di troppo… e sempre addosso gli occhi della gente. E anche quando non era così, lo sentivo dentro di me. Non stavo bene, per niente. E poi finisce che se non stai bene prima di tutto con te, non puoi stare bene con gli altri. In tutti quegli anni ho provato a cambiare me stessa in tanti modi, la mia famiglia mi diceva sempre che dovevo perdere peso… per me ogni volta era come ricevere una coltellata. Ho frequentato dietologi fin dall’infanzia, ma non ha mai funzionato. Perdevo un po’ di chili, ma quando ti distogli dal percorso che stai facendo, quei chili tornano. Era una cosa che non concepivo come mia e mi sono portata dietro questo problema fino all’adolescenza… il periodo più difficile in assoluto”.

Ma è proprio qui che sembra accendersi una luce… “Avevo 17 anni, quasi per caso ho conosciuto un centro in provincia di Verbania, dove sono rimasta in cura per sei mesi. Non potevano essere continuativi in struttura e quindi un mese lo trascorrevo là e un mese a casa, ma sempre supportata anche se a distanza. Non mi sentivo a disagio, avevo incontrato persone che stavano affrontando il mio stesso problema, in quel momento sei uguale agli altri…

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