ROVETTA – Rovetta, la terra dei Fantoni: intagliatori, scultori e architetti per quattro secoli

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Quando in provincia di Bergamo (ma anche al di fuori dei confini orobici) si sente nominare il nome ‘Rovetta’, una luce si accende in testa: “Rovetta, il paese dei Fantoni!”.

Già… sono pochi i luoghi che possono vantare uno o più cittadini il cui nome è così strettamente legato a quello del paese. E, infatti, quando si sta per varcare una delle strade di accesso al centro abitato, si può leggere sul cartello la scritta: “Rovetta. Terra dei Fantoni”. L’attività dei Fantoni di Rovetta come ‘marangoni’ o ‘magistri lignaminis’ è documentata dal secolo XV. Al Quattrocento appartiene la prima personalità riconoscibile nella genealogia dei Fantoni operanti come intagliatori in legno. È quel Bertulino de Fantonis riconosciuto capostipite dalla tradizione locale e dalla letteratura storica settecentesca.

L’attività di famiglia è di nuovo documentata intorno al 1630 con l’opera di Andriano (1563-1633), che con i fratelli e il figlio Donato (1594-1664) evidenzia un repertorio e una frequenza di commissioni tali da far ritenere avviata una produzione di bottega. Il figlio di Donato, Grazioso il Vecchio (1630-1693), grazie alla prole numerosissima e alle sue indiscutibili doti artistiche e imprenditoriali, produce lo sforzo decisivo per il decollo culturale e produttivo della bottega oltre i confini dell’area montana bergamasca e bresciana.

La struttura della bottega, col suo organico fisso di maestri e di operai specializzati, ha per i Fantoni uno schema strettamente famigliare e, di conseguenza, un andamento economico e produttivo dipendente dal numero più o meno ampio di consanguinei che vi partecipano. Verso il 1685 Grazioso può contare sulla collaborazione dei figli Andrea (1659-1734) e Donato (1662-1724), entrambi reduci da un periodo di apprendistato a Parma, seguito, per il solo Andrea, da un soggiorno a Edolo, presso l’intagliatore Pietro Ramus. Ai primogeniti si affiancano progressivamente gli altri fratelli Giovan Antonio (1669-1748), Giovan Bettino (1672-1750) e Giovanni (1674-1745) e, tra le sorelle, almeno Caterina (1666-1711). Nel 1680 sono compiuti gli armadi della prima sagrestia nella Basilica di Alzano Lombardo, cui farà seguito, a partire dal 1692, l’esecuzione degli intagli e della statuaria della seconda sagrestia sotto la direzione di Andrea e in collaborazione con la bottega di Giovan Battista Caniana.

Nel 1683 è commissionata la cantoria di Castione della Presolana. Negli stessi anni prendono avvio importanti lavori di allestimento di arredi liturgici in legno e in marmo per le chiese di Foresto Sparso, Zone, Rovetta e di innumerevoli altre località valligiane.

Alla produzione di arredi sacri si affianca una costante e altrettanto intensa realizzazione di arredi civili, testimoniata dai relativi disegni preparatori. Pressoché l’intero complesso produttivo della bottega, costituito dalle opere, dai progetti grafici e dai modelli preparatori in legno o terracotta, è anonimo, a testimonianza della coesione e della capacità operativa dell’intero gruppo lavorativo. A governo del gruppo si erge la figura del capo bottega, che assume il ruolo pubblico di artista unico e di regista ufficiale dell’attività famigliare, assumendo su di sé anche il privilegio della memoria storica.

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