LA STORIA Marta ha fatto pace con se stessa 4 anni a San Patrignano per liberarsi dalle belve che sbavano e ti divorano mente e cuore

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Anna Ceriani

Vedere Marta che ti sorride in mezzo agli scatoloni è la cosa più bella del mondo.

Vedere Marta che alza entrambe le mani, fa il segno della vittoria con le dita e inclina la testa come una bambina felice ti fa venire voglia di abbracciarla.

Perché lì, seduta per terra, in mezzo ai quattro letti a castello, Marta sta preparando le valigie e va incontro alla vita.

Lascerà la sua camera, lascerà la collina, lascerà San Patrignano. Dove ha vissuto per 4 anni e se ne tornerà nel mondo.

In quella stanza piccola piccola Marta si sente al sicuro, si sente protetta, anche se all’inizio la vedeva come la sua prigione e la odiava. Non ci voleva proprio stare lì dentro, tutto le stava stretto. Come sempre. E neanche apriva lo zaino per tirare fuori la sua poca roba: fermarsi voleva dire pensare e pensare voleva dire soffrire.

Due settimane ci sono volute per decidermi ad accettare di restare. Ed è stato come abbassare anche l’ultima difesa. Ero sfinita da me stessa e non ho più lottato”.

Ma è arrivato il momento di andare, di lasciare un luogo che ora si chiama casa, anche se non ci si voleva neppure entrare, un tempo. E’ diventata una donna ora, una donna coraggiosa, Marta, ed il mondo non le fa più paura. Mette i suoi vestiti negli scatoloni e ne bastano due, perché ha davvero poche cose. Non le sono serviti abiti in questi anni, né scarpe alla moda o cellulari.

Ciò che le è servito sono gli amici, il lavoro e ritrovare se stessa.

Marta è rinata in questi 4 anni, con le sue poche magliette ed i jeans ed ora è pronta per il mondo.

Domani se ne andrà a Rimini, nel suo piccolo appartamentino ed inizierà a lavorare. Alla sera potrà darsi appuntamento con le coetanee e prendersi un gelato, magari andare a ballare, perché no? Il mondo non le fa più paura. Marta non ha più paura neanche di se stessa.

Ha fatto pace con la vita.

Ha fatto pace con il suo animo inquieto, senza doverlo perdere.

*  *  *

A San Patrignano è entrata che aveva solo 18 anni e tanta rabbia. Un dolore sordo nel petto, uno di quei dolori che spazzano via tutto, lasciando solo rovine. Niente poteva arginare quelle paure di vivere che ti prendono feroci e che ti lacerano l’anima. Sono bestie terribili e non c’è nulla che le possa fermare: non c’è l’amore per la famiglia, né la paura della legge o la stretta di un amico che ti implora di fermarti. Non la mano di tua madre che ti accarezza o quella del papà che ti molla un ceffone. Tu senti solo che stai male e vuoi smettere di soffrire. Ma non ce la fai, piangi, smani e corri, corri fino a che qualcuno ti offre una pasticca, un po’ di polvere bianca o dell’erba e ti fermi di botto. Non soffri più e non chiedi altro. E’ un crescendo di dosi, che ti porta alla dipendenza. Stai peggio di prima, rubi, non ti lavi, vivi per strada e racconti solo bugie. Ma le bestie sono sempre lì, che mordono e ringhiano e tu vuoi solo che smettano…

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