Questo articolo è stato scritto nel 2003. Lo riportiamo che perché rivela retroscena che sono stati ignorati o dimenticati. Era stato pubblicato su Araberara in occasione dell’80° anniversario del disastro del 1° dicembre 1923, con il crollo della diga e le 396 vittime in Valle di Scalve e a Corna di Darfo. Nel testo originario sono state introdotte alcune notte di spiegazione.
* * *
di Agostino Morandi
L’anno 1883 segna l’inizio dell’industria elettrica italiana: a Milano entra in funzione la prima centrale elettrica europea, la seconda al mondo dopo quella realizzata l’anno precedente a New York da Thomas A. Edison. Alcuni anni dopo, a Paderno, sul fiume Adda, per soddisfare la necessità di energia di Milano, viene avviata una centrale che produce 11.000 KW. Lo storico Mimmo Franzinelli, autore di una ricerca sulle centrali idroelettriche, con particolare riferimento alla Valle Camonica, scrive: “Nell’ultimo decennio dell’Ottocento si prepararono – a livello scientifico, tecnologico e finanziario – le premesse del decollo del settore idroelettrico, realizzato nei primi anni del nuovo secolo, col risultato di fornire un decisivo impulso alla industrializzazione del Paese. La diffusione di moderni opifici forniti di macchinari meccanici richiedeva ingenti quantitativi di combustibile: la carenza di carbone imponeva la scelta tra il ricorso all’indebitamento con l’Estero e l’individualizzazione di risorse alternative. L’energia idroelettrica consentì all’Italia di modernizzare il proprio comparto produttivo, riducendo il ritardo economico rispetto alle altre nazioni europee. Negli ambienti della finanza milanese si promosse la costituzione di società finalizzate a produrre e a distribuire energia elettrica, sia per l’illuminazione (pubblica e privata), sia per attività industriali. La Valle Camonica (ed anche la Valle di Scalve) comprese nel bacino imbrifero dell’Oglio, si configurano come zone produttrici per eccellenza. Infatti, dal 1910 proprio la Valle Camonica costituisce a livello provinciale il circondario con il maggior numero di derivazioni di corsi d’acqua a fini idroelettrici”.
Centrali di Darfo e Mazzunno
Con l’inizio del 1900 entrano in scena gli “autoproduttori” di energia elettrica. Tra questi va menzionato Agostino Bonara, l’industriale che aveva avviato a Darfo una fabbrica che produceva latta stagnata. Lo stabilimento era alimentato dalla derivazione del fiume Dezzo, sfruttando due metri cubi d’acqua al secondo e con un salto di 27 metri….
SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 23 NOVEMBRE