“E’ successo qualche cosa?”. Come niente fosse davvero successo in questi ultimi cinque anni, Covid e guerra, prezzi alle stelle, liste d’attesa infinite negli ospedali, ogni tanto una scossa di terremoto e alluvioni a gogò, esodo massiccio di migranti… ecco che la politica, autoreferenziale, torna a far notizia, avremo sindaci nuovi fiammanti o ci terremo quelli da usato sicuro. Il 9 giugno saranno chiamati al voto i cittadini di oltre 3.840 Comuni, con 27 capoluoghi di provincia.
Bergamo città in cima ai pensieri dei partiti non solo locali, ovviamente. Il sindaco Giorgio Gori finisce il secondo mandato e non può ripresentarsi, sic stantibus rebus (a meno che, a sorpresa, passi la proposta dell’Anci di cui parliamo più avanti). Ma anche cittadine come Dalmine (dove però il sindaco in carica, Francesco Bramani, può ripresentarsi), Seriate e Albino, tanto per citare alcuni Comuni importanti “guardati a vista” dagli apparati politici di vertice non solo provinciale.
Le Province riesumate
Restano alcune incognite: le “nuove-vecchie Province tornano o non si fa in tempo a varare la legge che le fa tornare in vita entro la primavera in modo che si possa votare il 9 giugno quando sono previste le elezioni europee e anche le amministrative, vale a dire per la maggior parte dei Comuni? Si tratterebbe, per le Province, di riesumarle e far tornare a votare direttamente dai cittadini i consiglieri provinciali e il loro presidente. Sono tutti d’accordo nel tornare ai vecchi tempi. Resta un problemino: trovare i soldi, perché serve finanziarle, non avrebbe senso vararle senza dar loro i finanziamenti per le nuove-vecchie deleghe. Li tolgono alle Regioni nella parte che viene loro tolta di competenza. Le regioni a poco a poco sono diventate uno Stato nello Stato, non mollano certo competenze e tanto meno soldi. Quindi tutti d’accordo sul vararle, pronto il disegno di legge, tutti a ricerca di un salvadanaio che però nessuno ha messo da parte…
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