SCHILPARIO – 40 anni fa moriva Mario Maj, 38 anni consecutivi da sindaco

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Si va di fretta e il passato lo si cancella. Ma un paese dovrebbe curare la memoria di chi lo ha curato, servito, sviluppato, amministrato. Erano da poco passate le tre del pomeriggio di sabato 23 luglio 1994. Il lungo corteo partito dalla casa di via Scalina arrivava in chiesa per poi avviarsi verso il cimitero. Era il grande funerale di un grande sindaco. Ripercorreva il tragitto che Mario Maj faceva ogni giorno, partendo da casa, uscendo dalla sua camera con il quadro dell’Annunciazione e il Crocefisso di Manzù, i ritratti di Kennedy e Papa Giovanni. Era la sintesi dei suoi punti e personaggi di riferimento di una vita da scapolo “impenitente” ma con i valori fondanti di lunghi anni da maestro e amministratore della cosa pubblica. Con lui la gente si fermava a parlare, lui tirava fuori il suo sgualcito pacchetto di sigarette senza filtro, teneva la sigaretta un attimo in aria, contando sul fatto che l’interlocutore non si formalizzasse, ma del resto gli sarebbe importato poco, nella sua lunga esperienza aveva avuto a che fare, con lo zio don Andrea Spada, con gente anche famosa, lui sempre lì con la sua sigaretta in aria, con l’aria (finta) da montanaro, era la sua furbizia, che poi ti spiazzava quando entravi nel merito delle questioni. 

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