Le fotografie scattate da Paolo Maj sono nella zona di via Forno Nuovo, la parte bassa di Schilpario, vicino al fiume; i resti del maglio si trovano a 5 minuti di cammino dal parcheggino in via Forno, si attraversa un ponticello e percorrendo una stradina sterrata lo si nota a valle, sulla sinistra. Ora è stato pulito da rami e porcherie varie. Arrivati ad uno spiazzo, che poi era l’unico posto dove si poteva costruire essendo tutto il rimanente una scarpata vicino al fiume, si notano i manufatti rimanenti del Maglio, molto belli, tutte le pietre hanno i loro caratteristici fori, ci sono dei cumuli di “Loppa” perciò vi era anche una Fucina.
Sandro Capitanio ha pubblicato un lavoro su questo Forno fusorio che è stato funzionante fino agli anni ‘50 del secolo scorso: “Quello che si vede è solo una parte del maglio, manca la mazza e la ruota del mulino. Qui venivano prodotti i lingotti di ghisa, un materiale durissimo, come il diamante con una colata di siderite e messa in stampi”. Capitanio entra nei particolari tecnici della lavorazione che poi si spostò al forno fusorio di Dezzo…
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