Siamo italiani (per fortuna)

280

(p.b.) Il “rigore” non è mai stato nelle corde italiche, noi siamo quelli che si vive alla grande, anche al di sopra delle nostre possibilità, il carpe diem l’ha inventato uno di Roma, tale Orazio. E adesso per ben due volte ci siamo “snaturati”, vincendo appunto ai… rigori, battendo potenze, non solo calcistiche. I nostri antenati hanno dominato il Mediterraneo (mare nostrum) e gran parte d’Europa e buona parte dell’Asia per quasi un millennio (dalla fondazione di Roma fino al crollo dell’impero). Poi siamo stati invasi e dominati. “Dividono i servi dividon gli armenti”. Il nostro “divide et impera” l’hanno applicato su di noi per una sorta di legge del contrappasso. L’Italia era diventata campo di battaglia di eserciti stranieri che si spartivano le nostre spoglie.

Ci siamo riuniti faticosamente con le “guerre di indipendenza” concluse con la prima guerra mondiale. L’orgoglio nazionale ha faticato ad attecchire, le identità degli staterelli sotto dominazione straniera hanno prodotto divisioni impedendo un sentire comune per fare dell’Italia quello che auspicava Manzoni: “una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor”.

Ci ritroviamo uniti solo nello sport e quell’inno cantato a squarciagola dai nostri “Orazi” (qualcuno ricorderà di aver letto la storia dello scontro tra Orazi e Curiazi con l’ultimo dei tre Orazi che finge di scappare e uccide a uno a uno i tre rivali che lo rincorrono distanziati) ci ha fatto alzare dai divani, ci ha fatto urlare nelle piazze, un orgoglio sopito e ritrovato dopo un anno e mezzo di sofferenze che pure erano riuscite per qualche mese a farci ritrovare un senso di appartenenza, un dolore condiviso con il tricolore ai balconi.

Insomma ci risentiamo italiani quando veniamo attaccati, che sia un morbo o un avversario è (quasi) lo stesso.

Siamo primi in Europa nel calcio, secondi al mondo nel più importante torneo del tennis (e Berrettini ha scaldato il tempio di Wimbledon e messo in difficoltà Djokovic molto aldilà del punteggio), abbiamo appena battuto la potente Serbia nel basket, perfino nella musica siamo saliti in cima al mondo con i Maneskin.

Gli inglesi con la loro spocchia (e violenza, con la caccia all’italiano dopo la partita), con la vergognosa solitudine del presidente Mattarella (ricordo Pertini affiancato dal re di Spagna e Napolitano dalla Merkel) sono stati non solo battuti ai rigori, ma dominati nel gioco. No, non abbiamo solo la furbizia degli Orazi, e non siamo solo quelli del carpe diem di Orazio.

Siamo italiani. Per quanto non so, ma intanto “e per fortuna lo siamo” (Gaber).

 

pubblicità