Il 17 maggio è la giornata contro l’omofobia e noi abbiamo voluto raccontare storie di persone felici che vivono oltre i pregiudizi.
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“Vorrei essere libero, libero di camminare mano nella mano con un ragazzo, libero di vestirmi come mi piace, libero di essere me stesso senza sentire addosso il peso del pregiudizio della gente”. Michele di cognome fa Pizio, 22 anni, di casa a Solto Collina. È chiuso nella sua camera, circondato dai libri, perchè “sto studiando Psicomotricità a Brescia, sono all’ultimo anno e poi mi piacerebbe tanto lavorare con i bambini”. Occhi scuri come i suoi capelli ricci, felpa nera e un evidenziatore arancione che si passa tra le dita mentre mi racconta di lui. Quei 22 anni li ha vissuti tra il timore di essere ‘sbagliato’ agli occhi degli altri e la meraviglia di poter essere, finalmente, se stesso. Così e basta. Con quel sorriso che fa da scudo alla tempesta che a volte si fa sentire dentro.
Ma ripartiamo dall’inizio. Quando hai capito di essere gay? “Alle Medie. Mi sono accorto che guardavo le ragazze, ma guardavo anche i ragazzi… non mi erano indifferenti. Anzi, mi piaceva un compagno di classe, poi sai, a quell’età ti fai mille domande, l’espressione ‘orientamento sessuale’ non ti sfiora, però ti sembra impossibile, un po’ perché ascolti quello che si dice in giro e ti dici che non può essere così. Poi un giorno ho preso coraggio e ho detto a quel mio amico ‘Mi piaci’, beh, è rimasto spiazzato (sorride, ndr), forse non è stata una grande idea, ma mi sentivo di farlo ed è andata così”.
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