SOLTO COLLINA – RIVA DI SOLTO – Il ‘sacerdozio d’argento’ di don Lorenzo, il ‘pentaparroco’

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Dalle sponde del Lago d’Iseo alla montagna di Fonteno, dagli uliveti di Riva e Zorzino ai castagneti di Esmate, dall’altopiano di Solto alla zona panoramica di Xino. Questo è il campo d’azione pastorale di don Lorenzo Micheli. Dal 2015 è arciprete di Solto Collina e parroco di Esmate e Zorzino. Dal 2016 è anche parroco di Riva di Solto. Fra pochi mesi farà il suo ingresso pure a Fonteno. In pratica, lui è il ‘parroco della Collina’, a capo di ben cinque Parrocchie (da qui deriva il termine ‘pentaparroco’, cinque volte parroco).

Don Lorenzo sorride e volge il suo sguardo al Lago d’Iseo, che con i Trenta Passi e Montisola dà forma a colore a quel quadro dipinto dal dito di Dio. Sì, dalla Collina si gode uno dei più pittoreschi panorami della terra bergamasca. E qui don Lorenzo si trova a suo agio, a metà strada tra il lago e il cielo.

25 anni fa, il primo giorno di giugno 1996, diventava sacerdote. Don Lorenzo riavvolge i nastri della memoria e torna indietro nel tempo, ai tempi della sua infanzia. Le sue radici sono nella vicina Val Cavallina. Nasce infatti il 27 febbraio 1970 all’Ospedale di Trescore Balneario, ma il suo paese d’origine è Berzo San Fermo.

Sì, la mia famiglia era di Berzo ed era composta da mamma Angelina, papà Matteo e da quattro figli. Il primo è Gianluigi, poi ci sono io, mio fratello Stefano e mia sorella Cecilia. La nostra era la classica famiglia operaia. Il papà era infatti operaio e nel tempo libero faceva anche il contadino, la mamma era casalinga. Quando ero bambino tante famiglie di Berzo avevano una o due mucche; anche oggi ci sono diverse aziende agricole”.

La tua era una famiglia religiosa? “”. E questo ha aiutato la tua vocazione? “È sicuramente stato importante, ma non è che mi sia stato imposta la vita sacerdotale. Assolutamente no, è stata una mia scelta. C’è però da dire che la mia prima vocazione era di fare l’insegnante, infatti ho frequentato le Magistrali alla Statale di Bergamo. Ovviamente mi piaceva andare in chiesa e in oratorio, fare il chierichetto… però, come ti ho detto, in un primo tempo la vocazione era di insegnare. Solo nell’adolescenza ho pensato ad un altro tipo di vocazione, quella sacerdotale. Il mio è stato quindi un percorso graduale che mi ha portato ad andare in Seminario. Nei primi due anni ho frequentato la scuola vocazioni giovanili, poi ho fatto sei anni di Teologia”.

Quale è stata la reazione dei tuoi genitori? Se l’aspettavano? “Erano sorpresi, ma fino ad un certo punto… però, da buoni bergamaschi, non hanno avuto grandi reazioni emotive; non c’è stata da parte loro nessuna ostilità, erano contenti ma senza scene di euforia…”.

L’1 giugno 1996 vieni ordinato sacerdote dall’allora Vescovo Mons. Roberto Amadei nella cattedrale di Città Alta. L’emozione sarà stata grande.

Sì, anche se anche per me, da buon bergamasco, è difficile esprimere i miei sentimenti. Quello era il coronamento di un percorso che avevo fatto, di una mia idea di sacerdozio che era ed è molto forte. Un’idea che gli anni di Seminario hanno reso sempre più solida”…

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