SOLTO COLLINA – Wilma sulle orme di nonno Bruno: “Ho iniziato a cucire a 13 anni, dal piccolo laboratorio sotto casa a 19 dipendenti. Le borse termiche per gli ospedali il nostro cavallo di battaglia”

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Sono da poco passate le 8:30 di un martedì di fine marzo. A Solto Collina, in via San Rocco, il cielo è grigio, ma la luce la ritrovo ben presto negli occhi di Wilma. ‘Gatti Wilma. Borse sportive e tecniche – articoli congressuali’, leggo sul citofono ai piedi di una salita che porta direttamente all’ingresso della sua attività. Suono e la porta si apre pochi secondi dopo ed è proprio Wilma a farmi strada nel suo mondo. Alla mia sinistra tutte le postazioni di lavoro sono occupate dalle 19 dipendenti che staccano lo sguardo dalle loro macchine da cucire per un saluto veloce. Ci accomodiamo nel piccolo ufficio dove si sbrigano le questioni burocratiche ed è proprio qui che ci raggiunge Stefano, di cognome Pegurri, marito di Wilma. Dimenticavo. Faccio un passo indietro, proprio fuori dall’ufficio ci sono una macchina da cucire Singer d’epoca e una fotografia in bianco e nero racchiusa in una cornice di legno scuro. È nonno Bruno con il suo sguardo serio. Più in là c’è anche il suo vecchio tavolo di lavoro. In sottofondo la radio passa le hit del momento, mentre noi, avvolte dal suono delle macchine da cucire, facciamo un tuffo nel passato.

I ricordi che ho del nonno sono i racconti di mia nonna, perché è morto nel 1975 quando avevo soltanto tre anni – spiega Wilma -. In realtà tutto è iniziato con il mio bisnonno, che attorno agli anni Trenta lavorava nella piccola pelletteria a Milano, e quando è morto, nonno Bruno aveva 17 anni… non ha avuto scelta e nonostante fosse ancora minorenne, ha dovuto proseguire l’attività. È successo lo stesso con mio papà, Ferdinando, che ha dovuto rilevare l’attività negli anni Sessanta quando il nonno si è ammalato”.

Da Milano a Solto Collina… “Mio zio aveva problemi di salute e non poteva più restare in città e siccome nonno Bruno conosceva Esmate, ha deciso di trasferirsi qui. A mio papà non piaceva per niente questo lavoro, ma ha conosciuto mia mamma Luigina, che è stata una delle prime dipendenti, e non si sono più mossi”.

E Wilma in mezzo alle macchine da cucire ci è praticamente nata: “Da piccola mi piaceva infilarmi sotto i tavoli, adoravo il profumo della pelle e dei collami. A 13 anni, una volta finite le Medie, potevi scegliere se andare avanti a studiare oppure cercare un lavoro… io non ho avuto dubbi”.

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