Poco dopo le 8 del mattino. Il borgo di San Gregorio deserto. Il cielo stanco di ottobre dipinge i palazzi come fossero quadri rinascimentali, che qui di rinascimentale sembra ci sia poco ma in realtà si respira un’arte particolare. Di quelle che si portano dentro secoli di storia e di storie. Nel parcheggio incastrato tra il parco e la chiesa di San Gregorio qualche auto arriva e poi parte. Qui di fronte c’è la tabaccheria di Emilio, che fa Zana di cognome ma qui lo chiamano tutti per nome da decenni. E’ rimasto lui. Baluardo di un centro storico in affanno ma vivo. L’unico negozio. Memoria storia del tempo che fu e punto di riferimento del tempo che è. Emilio qui ci arrivato 40 anni fa, aveva poco più di 20 anni e aveva appena finito il servizio militare, Emilio il borgo lo ha visto crescere, cambiare, soffrire ma vivere sempre: “Mio padre lavorava all’Italsider e qui portava il latte a domicilio, in negozio c’era mio fratello Franco, io sono arrivato a 21 anni, nel 1983, avevo finito il militare e in attesa di trovare un lavoro ero venuto qui a dare una mano. Dopo un po’ mio fratello ha deciso di andare a fare il fruttivendolo a Bergamo, in due qui era difficile camparci. E così sono rimasto io”. Una storia infinita quella della tabaccheria Zana: “All’inizio il locale era dove c’è il bagno dell’attuale Circolo, lì prima c’era mio zio, la licenza gli era stata data per gli invalidi di guerra, ma aveva cominciato mio nonno Emilio, poi Luigi, il fratello di mia mamma, poi mio fratello e poi sono subentrato io”.
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