SOVERE – IL CENTENARIO – 1923-2023, dal botteghino di ‘nonno Barbina’ alla Macelleria (e Gastronomia) Fratelli Serpellini

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100 anni e non sentirli. La storica Macelleria Serpellini di Sovere compie quest’anno il suo primo secolo di vita. Tre generazioni di macellai, da nonno Giovanni a papà Mario e, adesso, i nipoti Giovanni, Luigi e Massimiliano, che si sono “sdoppiati”. A quello soverese, dove lavorano Luigi e Massimiliano, si è unito nel 1997 un negozio a Fino del Monte, gestito da Giovanni, il fratello maggiore.

Da alcuni anni nel logo della “Macelleria Fratelli Serpellini” compare un anno, il 1923. “Nonno Giovanni – spiega Massimiliano – ha aperto nel 1923 il suo primo botteghino nel centro storico di San Gregorio. Lui da ragazzo andava a Bergamo in bicicletta e stava via tutta la settimana; lavorava in Borgo Palazzo ed è proprio lì che ha imparato il mestiere di macellaio e norcino. Poi, ha pensato di aprire a Sovere un suo botteghino, accanto alla chiesa di San Gregorio. Anni dopo, si è spostato a Palazzo Bottaini, dove adesso c’è il tabaccaio. In quella seconda macelleria, il nonno era aiutato da nonna Nina e poi da mio papà, che fin da bambino bazzicava nel negozio e nel macello aiutando i suoi genitori. Davanti c’era il negozio, mentre dietro c’era il macello e la ‘giahéra’, la ghiacciaia, perché ovviamente all’epoca non esistevano le celle frigorifere. D’inverno raccoglievano neve e ghiaccio e mettendoli nella ghiacciaia riuscivano a conservare il ghiaccio tutto l’anno”.

Alla seconda macelleria, che è rimasta aperta fino agli anni Settanta, è seguito il terzo e attuale negozio, nella grande casa di Via Belvedere.

Questo negozio – interviene Luigi – è stato aperto nel 1979, quando noi eravamo bambini. Io ho cominciato a lavorare subito dopo le Medie, facendo le mie esperienze in altre macellerie. Aiutavo poi occasionalmente il papà”.

Quando è stato aperto questo negozio, il nonno c’era ancora? “– risponde Massimiliano – ma è morto solo due anni dopo, nel 1981. Era ormai da anni che la macelleria era gestita dal mio papà, aiutato da mia mamma Lisy, proprio come la nonna faceva col nonno. Inoltre, quando mio papà aveva costruito la casa in cui ci troviamo ora, oltre al lavoro in negozio, lui per un certo periodo ha anche lavorato come camionista, a volte stava in giro anche la notte. Ha quindi sgobbato da paura. Partiva a volte per il Piemonte ad acquistare le razze piemontesi, che a lui piacevano, e al mattino le macellava. Di sacrifici ne ha fatti tanti!”.

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