SOVERE – Il curato se ne va: Don Michele: “La mia vita, la mia fede, le mie crisi”. “Papa Giovanni e le mie zie suore. La Juve, l’oratorio e i miei ragazzi. Me ne vado cambiato”

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Don Michele è seduto nel suo ufficio in oratorio, maglietta rossa, pacchi e pacchetti da sistemare per il trasloco, foto che ricordano questo pezzo di vita a Sovere e ricordi che se ne stanno incollati al cuore e non hanno bisogno di album di fotografie o di memorie aggiuntive su smartphone. Sono passati 4 anni da quando Don Michele è arrivato, e ora è il momento di ripartire, per diventare parroco, in un’altra valle, in un’altra realtà, in un altro contesto. Come ti sei trovato? “Bene, qui la gente vuol bene ai sacerdoti”. Prima di Sovere altri cinque anni a Sforzatica, la tua prima esperienza da curato: “In ogni posto che si lascia resta la nostalgia delle persone che hai conosciuto, di quello che hai fatto, ogni cambiamento esterno porta con sé anche un cambiamento interno”. Ti dispiace lasciare Sovere? “Mi dispiace lasciare i ragazzi, gli educatori, le persone che ho incontrato e di cui ho conosciuto le storie, la vita, le famiglie che mi hanno accolto come uno di loro”. Amici che però restano: “Si, anche da Sforzatica sono venuti a trovarmi, mi scrivono, ci si vede, poi ognuno ha la sua strada”.  Andar via è stata una tua scelta o te lo hanno chiesto? “E’ cambiato il progetto, il progetto dal basso, il Vescovo a questo punto ha deciso così, un progetto nuovo che prevede un sacerdote unico per Sovere, Piazza e Sellere. Prima non era così, doveva essere una cosa unica seguita da Sovere, compreso Bossico, ma quando cambia il progetto, cambia anche la collocazione dei sacerdoti”….

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