SOVERE – IL PERSONAGGIO – Antonio Zanni: “La mia pittura, a 90 anni continuo a dipingere. Il lago d’Endine è la mia palestra. Le mie mostre a Parigi, mi sono scritto la mia marcia funebre, si chiamerà ‘Ritorno al Padre’…”

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Giugno inoltrato. Le temperature alte stonano con i colori freschi e tenui della pittura di Antonio Zanni, 90 anni, pittore e artista soverese. Salendo le scale non ci si accorge dei gradini che mancano per arrivare alla sua porta, sembra una mostra verticale, nel senso che si sale guardando incantati i suoi quadri appesi un po’ dappertutto. E a ridosso della porta di entrata in alto, sempre in alto, fanno bella mostra quadri molto più grandi degli altri, Gesù in croce, squarci di Paradiso e altro: “E lì devono stare – commenta Zanni – perché parlano di lassù”. Già, lassù. Quando si entra in casa sembra di percorrere una galleria d’arte, quadri appesi dappertutto. Colori che fanno volare l’immaginazione, una sensazione di fresco che fa respirare anche il cuore: “Sono nato a Sovere nel 1933 – comincia Antonio – e sin da piccolissimo ho cominciato a disegnare, mi veniva naturale, ne avevo bisogno, mi faceva stare bene. E già alle elementari i miei disegni giravano in tutte le aule”. I suoi genitori disegnavano? “A loro piaceva la pittura ma non disegnavano, io invece non so, lo avevo nel dna”. Antonio continua a disegnare: “E dopo le scuole elementari ho frequentato una scuola di disegno a Lovere, con la professoressa Benaglio, erano i tempi della guerra, frequentavo la scuola alla Tadini ma poi ho cominciato a lavorare, c’era bisogno di lavorare, facevo il falegname e quando uscivo dal lavoro dipingevo”. Antonio si sposa, va a vedere i Musei Vaticani: “E quella visita mi ha folgorato, quando sono tornato non ho più smesso di dipingere”. Antonio profilo basso ma qualità altissima: “Sono piaciuti subito, ho cominciato a fare mostre, ho preso premi, il primo a Lovere, negli anni ’60. Ma non dipingevo certo per i premi. Dipingevo e dipingo perché mi fa star bene. Bisognava lavorare e lavoravo, falegname ma la pittura era il mio sfogo”. Antonio mostra decenni di quadri, ovunque, dappertutto: “Col tempo ho modificato un po’ la tecnica, ho variato la pittura, all’inizio usavo i colori terrosi, erano più caldi, ora sono passato a quelli più freddi”. Antonio racconta e ricorda: “Ricordo che una volta mi ha portato tuo padre a un concorso in Valsassina. Abitavo vicino a lui. Questa casa dove vivo ora l’ho costruita nel 1962, e poi ho cominciato a fare mostre un po’ dappertutto, la prima mostra l’ho fatta a Bergamo con Angelo Celsi all’hotel Excelsior”.

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