SOVERE – Lara e quella tesi dedicata ai medici di terapia intensiva del Papa Giovanni

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Di certo Lara Forchini la sua laurea la porterà sempre in un angolo del cuore. Perché ai tempi del Coronavirus, quando la quotidianità viene completamente stravolta, anche laurearsi diventa qualcosa di straordinario. E così Lara è diventata dottoressa in Ingegneria delle tecnologie per la salute. Non a Bergamo, dove ha studiato, ma dal salotto di casa e davanti al computer.

Era tutto pronto per il 2 aprile – racconta Lara -, vestiti, confetti, bomboniere, ristorante e ovviamente la tesi. Invece a metà marzo ci hanno comunicato che la discussione sarebbe stata annullata e la proclamazione rimandata al 20 aprile in via telematica. Come l’ho presa? Malissimo, ero disperata (anche se adesso ce lo dice sorridendo, ndr). Dentro di me sapevo che era la cosa giusta da fare, però aver visto tutti i ragazzi più grandi di me laurearsi in modo tradizionale e io costretta a viverla così… da casa e senza neppure riuscire a festeggiare”.

Quel giorno, anche se a distanza, famiglia e amici hanno vissuto l’emozione della sua laurea online… “I miei genitori erano accanto a me, mio fratello Simone mi ha seguito da Barcellona, i miei cugini e mia zia erano collegati a casa loro, nell’appartamento vicino al mio, e infatti ho sentito i loro applausi e gli altri familiari e amici. Mi sono vestita come se dovessi andare in università, non ero positiva per niente, pensavo ad una cerimonia seria e fredda e invece alla fine mi sono emozionata per le parole del presidente di laurea, Andrea Remuzzi, ingegnere biomedico in prima linea nella lotta contro il Coronavirus”.

Ed è proprio ai medici che Lara ha dedicato la sua tesi… “Tutto è nato dal tirocinio in terapia intensiva dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII che ho fatto l’anno scorso. L’ho scritta tra gennaio e febbraio, dovevo scendere in Ospedale proprio in quei giorni per prendere alcuni dati che erano in un computer, invece è scoppiato tutto. Non ho più sentito i medici, non volevo disturbarli, ma vedendo i numeri crescere ogni giorno era inquietante pensarli in una vera e propria trincea. Quando mi sono laureata ho inviato loro una mail, sono stati felici per me e mi hanno detto che aspettano i confetti”.

Ma c’è anche un’altra dedica tra le righe della sua tesi… “Ai miei nonni e in particolare a mia nonna Margherita…

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