SOVERE – L’INTERVISTA – Don Angelo: “Come è cambiata la fede col covid, l’oratorio chiuso, il Santuario, i ragazzi… Abbiamo capito che non siamo noi che decidiamo”

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I rintocchi delle campane sanno di casa, sanno di normalità, quella normalità che da un anno è sparita, anche per la Fede, e per i parroci è un nuovo modo di affrontare quello che per anni era ormai uguale a se stesso, da un anno a questa parte anche il modo di approcciarsi a Dio, o perlomeno alla chiesa, è cambiato. Nel vivere frenetico che ci ha caratterizzati sino a un anno fa sembrava che Dio non ci fosse, o servisse a poco, adesso le priorità sono cambiate: “Il Covid ci ha cambiato – spiega il parroco Don Angelo Passera – inevitabilmente, non si può uscire, si possono vedere meno le persone, però come quando uno è cieco e sviluppa maggiormente altri sensi, anche noi dobbiamo cercare di utilizzare questo tempo per altro, per sviluppare sentimenti che nemmeno sapevamo di avere più”.

E’ passato un anno: “Ricordo quasi con nostalgia l’inizio della scorsa Quaresima quando in zone diverse della parrocchia, avevo predisposto alcuni percorsi personali, perché non si poteva stare insieme e per molti è stata l’occasione si scoprire angoli che altrimenti non avrebbero mai notato, anche per me, io stesso infatti ho avuto modo di scoprire cose che non conoscevo, e questo vale anche a livello personale. Ci si è guardati dentro come non lo si faceva da anni. Solo che in quei tempi sembrava una cosa che dovesse durare poco, un paio di mesi e poi si sarebbe aggiustata, e invece così non è stato. Ricordo il problema del Cre, non abbiamo potuto organizzarlo per motivi di sicurezza, ma lo ha organizzato il Comune insieme alla Cooperativa Sebina, un Cre condotto molto bene anche se con un numero esiguo di bambini, la paura ha condizionato molto le iscrizioni. Ma il covid non finiva, e intanto anche i matrimoni previsti in primavera sono slittati a ottobre ma ho respirato che la gioia del matrimonio è rimasta la stessa, anzi, rispetto agli altri anni, c’era più presenza in chiesa, la gente aveva voglia di respirare comunità”.

La paura porta ad avere bisogno di Dio? “Non è tanto quello ma è l’essere costretti a pensare un po’ di più che ti porta a cambiare atteggiamento e anche noi preti dobbiamo cambiare e siamo cambiati, c’è bisogno di ricorrere a parole diverse, la predicazione diventa qualcosa di profondo, intenso, la ricerca di qualcosa, alcuni hanno parlato del Covid come di un castigo di Dio ma non esiste una cosa del genere….

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