E’ stato presentato nel pomeriggio di ieri, sabato 2 dicembre, il volume “Il Palazzo Silvestri di Sovere. I segni della storia”. A fare gli onori di casa, proprio all’interno del palazzo (che è la sede delle scuole Medie) sono state il sindaco Federica Cadei e l’assessore – e vice sindaco – Silvia Beretta e il dirigente scolastico Salvatore Lentini. Al loro fianco anche Cristian Bonomi ed Elena Lissoni, che sono intervenuti per spiegare il lungo lavoro che ha portato alla creazione di questo volume insieme a Marco Albertario, direttore dell’Accademia Tadini di Lovere. Il progetto è stato patrocinato da Regione Lombardia ed erano presenti i consiglieri regionali Michele Schiavi e Davide Casati.
“Avere tra le mani questo volume – spiega il sindaco – segna un punto importante del percorso di studi e di valorizzazione di un luogo che da sempre rappresenta la bellezza del nostro paese e che proietta Sovere all’interno di un percorso regionale di più ampio sguardo“.
La realizzazione del volume “Il Palazzo Silvestri di Sovere. I segni della storia” è il risultato della volontà dell’amministrazione comunale di Sovere, sia coordinata dal sindaco Cadei che in precedenza dal sindaco Francesco Filippini, con la preziosa collaborazione di un gruppo di ricerca composto da professionisti quali storici dell’arte, archivisti, restauratori e funzionari. Sono passati ormai tre anni da quando questo progetto ha preso avvio, da quando nello specifico si è scelto di ricostruire la storia di Palazzo Silvestri dando risalto non solo alla sua ricchezza culturale e artistica, ma anche alle sue origini più intime.
“L’amministrazione comunale che oggi rappresentiamo – spiegano sindaco e assessore – ha da sempre creduto nella valorizzazione di Palazzo Silvestri, sia dal punto di vista storico artistico, sia nella sua restituzione alla cittadinanza, facendone luogo educativo, quale è oggi come scuola secondaria di primo grado, permettendo così ai nostri ragazzi di vivere appieno un luogo che li possa avvicinare alla cura e al senso di appartenenza di qualcosa che possano riconoscere come proprio e che, come tale, va difeso e salvaguardato in tutte le sue sfaccettature“.
La realizzazione del volume è stata inoltre possibile grazie al patrocinio oneroso del consiglio regionale e il sostegno economico dell’azienda soverese GF-ELTI che ne ha permesso la stampa.
“Sosteniamo con orgoglio la diffusione di quest’opera dedicata a Palazzo Silvestri – ha spiegato la famiglia Macario, proprietaria dell’azienda – In un mondo in continua evoluzione, la tutela e la diffusione della cultura locale giocano un ruolo cruciale. Questo libro, oltre ad essere un omaggio alla grandezza del Palazzo, è la prova di come storia e arte possano essere promosse partendo dai beni di cui la nostra terra e le nostre piccole comunità sono ricche. Confidiamo quindi che questo progetto possa ispirare molti a dare vita a iniziative analoghe, volte a proteggere un patrimonio e una tradizione che crediamo fortemente meritino di essere conosciuti e divulgati, anche a beneficio delle generazioni future“.
Il curatore del volume e responsabile del progetto di ricerca, Marco Albertario, nella sua introduzione, sottolinea quanto sia stato mportante istituire un valoroso gruppo di specialisti che, grazie a competenza e impegno, sono riusciti a valorizzare in maniera adeguata il potenziale storico artistico del Palazzo Silvestri potendo ora attribuire ad esso l’intenzione di essere apprezzato a livello nazionale e non più solamente, come accaduto in passato, a livello locale.
“Fin dalle celebrazioni avviate nel 2011 in occasione del secondo centenario dell’Unità d’Italia – spiega – è emersa la necessità di una rilettura del contesto storico e della decorazione di Palazzo Silvestri. Mi fa piacere che i primi affondi condotti condotti in quell’occasione abbiano sollecitato un approfondimento promosso dal Comune di Sovere e affidato dall’archivista Cristian Bonomi e alla storica dell’arte Elena Lissoni (…) Gli inventari individuati da Bonomi restituiscono l’assetto antico della dimora, l’originaria divisione degli appartamenti, l’accumulo degli arredi e il vissuto di una famiglia che aveva ormai acquisito un notevole prestigio sociale. Accanto ai mobili emergono dipinti, per l’identificazione dei quali in qualche caso Lissoni ha avanzato proposte di grande suggestione“.