Tregua. Ma intanto la pioggia delle scorse settimane ha riportato alla mente quanto successo il 3 luglio del 1981. Quarantadue anni fa. Quando una bomba d’acqua gonfiò talmente tanto il Borlezza da travolgere l’allora filatoio, le acciaierie Michetti e tutto quanto si è trovato davanti. Era luglio allora. Un luglio caldo e anomalo. La più grande alluvione mai vista a Sovere. Quel giorno il Borlezza straripò, ruppe gli argini e trascinò con sé tutto, compreso un intero stabilimento, uno dei più importanti e avviati della zona. Solo per un colpo di fortuna non ci furono vittime. Gli operai fecero appena in tempo a scappare. Nessun preavviso. Una bomba d’acqua di quelle impossibili da prevedere. Un temporale improvviso e talmente violento da rompere gli argini del Borlezza e portare il livello del fiume proprio appena sotto l’antico ponte che unisce il paese. Ponte che tremava per la potenza dell’acqua. Eppure, era stata una giornata tranquilla, cielo sereno, almeno fino a sera, la fabbrica distrutta è quella conosciuta da tutti come Acciaierie Michetti, giusto alla fine dell’imbocco del fiume, a pochi metri dal famoso ponte che tremò, in pieno centro del paese, lì, l’acciaieria attingeva energia proprio dal fiume. Un’azienda, storia di famiglia: quella sera i figli dei proprietari, dopo una giornata in fabbrica, avevano deciso di andare al concerto di Edoardo Bennato a Darfo; quindi, non c’era nessun presagio di nubifragi in arrivo. (foto Giovanni Cattaneo)
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