SPOON RIVER – Nel cimitero di Casazza: Dino e le sue montagne, Gino e la pittura, Guerino e la musica, i giovani e il loro sorriso

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In Christo requiescunt et dormiunt in somno pacis”. Una frase solenne in lingua latina accoglie i visitatori del cimitero di Casazza (del resto, una lingua morta può essere l’ideale per il luogo in cui riposano i defunti). Un luogo silenzioso che si trova nel mezzo ad altri luoghi rumorosi e gioiosi, come la piazza del mercato, le scuole e il centro sportivo.

Tradotta in italiano, la frase recita: “In Cristo riposano e dormono nel sonno della pace”. Una frase di speranza, ma a leggerla viene un dubbio: ma l’aldilà è un luogo in cui si dorme in eterno? Non è proprio il massimo. Semmai, per le persone che abbiamo amato e che abbiamo perso, dovremmo sperare che si trovino in un luogo in cui vivono in eterno, ma standosene svegli!

È infatti difficile immaginare Luigino ‘Gino’ Sertori mentre riposa in eterno. Nella foto che lo immortala appare felice mentre dipinge, in mano ha un pennello e indossa un camice bianco, dello stesso colore dei suoi capelli, lunghi e vaporosi, un po’ come quelli di pittori d’altri tempi.

Delle passioni che hanno arricchito la sua lunga vita, la pittura merita un posto d’onore. Gino amava dipingere e rappresentare la sua arte ovunque; poteva trattarsi di un quadro, di una chiesa o della vetrina di un negozio. La pittura ce l’aveva nel sangue, tanto che ce lo immaginiamo mentre sta dipingendo panorami che noi viventi non possiamo (ancora) vedere. Accanto alla sua foto c’è un’immagina mariana da lui dipinta, il volto dell’Addolorata. Sul velo della Madonna c’è l’inconfondibile firma di Gino: “Sertori G.”. E chissà che magari Gino sia riuscito a fare un altro ritratto alla Madonna, prendendo magari come modello quella vera.

È difficile immaginare dormiente in eterno anche un altro ospite del cimitero di Casazza, Dino Pagliani. La sua passione era la montagna dove, armato di piccozza e scarponi, si recava spesso e, camminando e scalando, conquistava la cima. Sulla sua lapide, insieme alla foto che lo ritrae mentre si faceva un selfie, ce n’è una molto più grande che lo immortala mentre sta raggiungendo sulla vetta una croce in metallo. 14 mesi fa, però, è stata proprio la sua amata montagna a tradirlo. Anche lui è facile immaginarselo mentre ammira ancora le sue montagne, ma stavolta le guarda da molto più in alto.

Se la passione di Gino era la pittura e quella di Dino la montagna, Guerino Pezzali andava pazzo per la musica. Eccolo orgoglioso con il suo basso tuba, che lui portava in giro con l’Ape quando doveva andare a un concerto del Corpo Musicale di Casazza. Sì, perché lui era una delle colonne storiche della banda che l’anno scorso ha compiuto i suoi primi 100 anni. Guerino, con i suoi caratteristici baffi bianchi, era un uomo simpaticissimo, che amava raccontare storie ai più giovani e farsi grasse risate.

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