Da Castro a Tavernola. Un tiro di schioppo geograficamente parlando. Tutta un’altra storia sul fronte pastorale. Perché per un prete cambiare parrocchia vuol dire ogni volta ricominciare da zero. Ma è proprio il ricominciare il senso di tanti cammini, ripartire, rimettersi in cammino, sempre.
Don Giuseppe Azzola, classe 1970, originario di Pradalunga, lascia Castro dopo 10 anni, era il 2011 quando prese il posto del compianto Don Vico (Lodovico Sizana), a settembre si ‘trasferirà’ a Tavernola.
Come ci si sente a lasciare un paese dopo 10 anni? “C’è sempre un misto di tristezza per quello che si lascia – commenta Don Giuseppe – ma nello stesso tempo è anche alta l’attesa per dove si andrà, c’è anche l’entusiasmo per una nuova avventura, la carica positiva è indispensabile”, un po’ come la fede, che è contagiosa.
Cosa lasci a Castro e cosa ti aspetti di trovare a Tavernola? “Lascio una Comunità con cui ho condiviso tantissimi momenti, con cui siamo stati insieme, c’è stata collaborazione, feste, sofferenze, preghiere, gioie. Mi aspetto di intraprendere un cammino in una nuova comunità sempre nella condivisione tra gli uomini e il Signore”.
Un altro paese sul lago, almeno geograficamente la differenza non sarà poi così tanta: “Ho imparato ad amare il lago, i suoi scenari, la Corna dei Trenta Passi e da questo punto di vista non cambierà molto. Ho ereditato una barca a vela da un uomo di Milano e ogni tanto mi prendo un po’ di tempo per me in pausa pranzo e vado a respirare lago e cielo insieme”.
La pandemia ha cambiato il concetto classico di ‘fare il prete’, ha cambiato il modo di approcciarsi alla fede, di viverla e anche di predicarla: “La chiusura ha imposto l’impossibilità di incontrarsi, per fortuna ora è possibile celebrare l’Eucarestia ma l’oratorio, il rapporto con i bambini, gli adolescenti, quello manca e manca tanto”. ..
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