TAVERNOLA – Don Annunzio Testa, a settembre dal lago d’Iseo alla Val Cavallina

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Incontriamo don Annunzio Testa nello studio della canonica di Tavernola, in linea d’aria a soli tre-quattro metri dalla chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria Maddalena. La scrivania, come di consueto, è strapiena di libri ammucchiati, opuscoli, immagini sacre, fogli sparsi qua e là, ma “don Nunzio” ci dice che è abituato a lavorare così e in quella che noi chiamiamo confusione lui invece si ritrova benissimo.

Dopo le ferie estive, a settembre, raggiungerà la nuova destinazione assegnatagli dalla Curia: la Parrocchia di San Leone Papa a Cenate Sopra.

Dopo dieci anni abbandonerà Tavernola: qual è il suo stato d’animo?

Non ho uno stato d’animo prevalente in questo periodo che mi separa dal cambio di destinazione, piuttosto sono diversi sentimenti che si alternano, a volte sostenendosi l’un l’altro e che a volte cercano di eliminarsi.

C’è il grande dispiacere di dover lasciare o sospendere i legami che si sono creati in questi dieci anni. È proprio vero che il Signore dà cento madri e padri, fratelli e sorelle a chi lascia tutto per il Regno di Dio; ma nello stesso tempo ti chiede di essere disposto a lasciare tutto di nuovo per rifare in altri modi e tempi la stessa esperienza. Tutto ciò lo sento come bellissimo e nello stesso tempo lacerante.

Partire è un po’ morire…

Sì, è vero. Mi conforta il fatto che, per chi ha fede, non finisce tutti lì, ma dopo la croce c’è la risurrezione.

Cosa lascia a Tavernola?

Mi è difficilissimo fare un “bilancio” di tutto ciò che posso aver lasciato alla parrocchia. Mi sono sempre proposto di essere più un alimentatore di ciò che già c’era e funzionava che un innovatore. Credo che quello che è sparito (per quel che riguarda le attività pastorali) in questi dieci anni, dipenda dal fatto che non c’erano radici sufficienti o che gli obiettivi erano ormai raggiunti. Per il resto, se è nato qualcosa, l’intenzione è stata quella di rispondere alle nuove esigenze dell’annuncio del vangelo in termini di missionarietà e dimensione famigliare della vita comunitaria.

Le dispiace lasciare le acque del nostro lago?

Il primo approccio al nuovo ambiente mi conforta per una ricchezza ambientale non indifferente. Certamente però l’unicità dell’ambiente lacustre, specialmente con le caratteristiche di Tavernola, è altra cosa. Mi mancherà certo. Ma non sono poi così lontano da non poter fare qualche capatina.

Lei ha sempre avuto due grandi passioni, l’oratorio e le missioni…

Per quanto riguarda l’oratorio, è un aspetto legato alla mia vocazione, nata cresciuta e poi spesa per questo ambiente qualificante le nostre parrocchie bergamasche. È lo spazio tra la chiesa e la strada, nel quale è resa possibile l’esperienza del sentirsi accolti, e nello stesso tempo per sperimentare che è bello rendersi disponibili agli altri. Da qui ad entrare in chiesa il passo è breve, basta volerlo fare. È inteso che non tutti poi questo passo lo sanno fare, comunque l’esperienza dell’oratorio arricchisce anche costoro.

L’esperienza missionaria mi ha sempre affascinato, e una volta conosciute da vicino le missioni cattoliche, si è aperto un mondo. Ho avuto la fortuna di fare queste esperienze mentre la Chiesa aumentava sempre più la coscienza di essere essenzialmente missionaria, dunque tutto ciò per me non era solo questione di parole ma di piccoli tentativi per far vivere l’apertura, l’accoglienza ecc. tutto ciò che papa Francesco chiama “Chiesa in uscita”.

Pare che anche nelle parrocchie sia aumentata la burocrazia: vero?

Sono 30 anni che faccio il parroco, l’impegno burocratico legato alla gestione delle parrocchie ha subito, rispetto all’inizio di questa avventura, una diminuzione in relazione a una semplificazione delle adempienze civili, purtroppo questa prima fase non ha avuto durata, quindi le cose sono pian piano peggiorate con ulteriori adempimenti (a volte sinceramente inutili). A questo aspetto civile si aggiunge quello che compete alla Curia. Il compito di sorveglianza che svolge nei confronti delle parrocchie, a volte rende ancor più complesso adempiere alle pratiche. In compenso l’aiuto sperato si risolve nel nulla…

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