Cristina Bettoni
Un giorno di marzo, mentre scendevo per la strada di Bianica, ho visto che la chiesa di San Bernardo era aperta e che c’erano degli uomini appena fuori dall’uscio che conversavano.
Incuriosita dal fatto ho accostato l’auto al muro della casa di fronte e ho chiesto se c’era in programma qualche avvenimento che richiedesse l’uso della chiesa.
“No – mi rispose un gentile signore – in chiesa c’è il Parroco (don Giuseppe Azzola) che sta discutendo con l’elettricista che collegherà la chiesa con la corrente elettrica.”
“Sono cento anni che in paese è arrivata la luce elettrica – ho pensato – come mai San Bernardo viene collegata solo adesso?”. Allora, appena arrivata a casa ho preso il volume “Tavernola e contrade”, dono del Parroco don Vincenzo Colosio a tutte le famiglie del paese, l’ho sfogliato e mi sono fermata a leggere tutto quello che riportava su Bianica e sulla sua chiesetta.
Ho avuto subito conferma della vetustà della costruzione: “Con testamento del 1472 si disponeva per la fondazione di un legato di Soldi 15 imperiali alla chiesa di San Bernardo di Bianica ‘que edificata fuit anno predicto’ (1472) e con testamento dell’anno successivo (1473) si istituiva un altro legato per farvi eseguire un dipinto della Madonna”.
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