Le sirene non solo quelle che ammaliavano i marinai e li portavano sugli scogli e Ulisse si legò all’albero maestro per non restarne attirato (supposto che qualcuno si ricordi dell’Odissea). A loro modo erano pericolose anche quelle, queste invece che si stanno installando nei vari paesi del lago daranno l’allarme frana. Ci sono i piani di evacuazione. “La sirena più potente la installiamo sul campanile, altre due meno potenti li metteremo in due altri punti. Ma non garantiscono che si sentano, se uno è chiuso in casa e ha la tv a volume alto, magari non la sente. E allora ecco gli sms che mandiamo, abbiamo già 480 registrati e sono le persone alla cosiddetta quota 195 s.l.m. quelli più a rischio. Chi vuole ci segnala il suo numero e lo inseriamo”. Il sindaco Joris Pezzotti tra problemi personali di salute e questa tegola immensa della frana incombente non ha, con i suoi assessori e consiglieri, un minuto di tregua, il suo cellulare suona di continuo.
Ma facciamo il punto della situazione. La frana si muove ancora? “Si muove di 7-8-9 millimetri al giorno, il movimento è rallentato”. Romeo Lazzaroni entra nel dettaglio: “Ci sono due presidi a lato che sono fermi, il bastione (verso Tavernola) e quella che chiamiamo la zona Scappioni (verso Riva). Quello che si muove è il ‘canalone’ centrale. Il problema è che non si riesce a quantificare la profondità della frana, quello che chiamano il ‘piano di scivolamento’ insomma riuscire a capire a che profondità è il piano roccioso per quantificare la massa che potrebbe scivolare. Ecco perché si parla di 2.100.000 di materiale, di 1.500.000 o di 500.000 metri cubi. La quota della frana parte da 680 metri di altitudine fino a 200 metri”.
Torniamo al sindaco Pezzotti: “Ci sono le due relazioni, quella del prof. Nicola Casagli del Centro di Protezione Civile dell’Università di Firenze e quella del prof. Giovanni Crosta di Milano dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Le due relazioni sono state mandate alla Facoltà di Fisica e Ambiente dell’Università di Bologna che dovrebbe darci gli scenari possibili a seconda della quantità di materiale che andrebbe a finire nel lago, calcolando quindi l’onda che ne deriverebbe. Che dipende da quanto materiale entrerebbe nel lago, perché un conto è quantificare la frana e un conto calcolare quanto materiale arriverebbe a lago, visto che ci sono piazzole che ne fermerebbero una parte”.
Su questa “onda” c’è stato un intervento del prof. Marco Pilotti Professore Ordinario di Idraulica a Brescia che (lamentando comunque di non avere avuto incarico formale) in un intervento in video conferenza con l’assessore regionale, i due Prefetti di Bergamo e Brescia e i sindaci dei Comuni rivieraschi, aveva “sparato” una cifra spaventosa, quella di una possibile ondata alta 50-60 metri su… Tavernola. Nessuno gli ha creduto, adesso si aspetta la relazione che arriverà da Bologna sui possibili scenari.
Ma così si dà per scontato che la frana precipiti. “No – riprende il sindaco Pezzotti – ma i dati servono per il peggiore scenario e le contromisure da prendere. Ma il problema è che, anche se la frana non precipita, non possiamo passare i prossimi 50 anni con la minaccia sulla testa. Quindi vogliamo capire, visto che sono in campo adesso tutti i migliori tecnici a livello nazionale, cosa si può fare e se qualcosa si può fare per togliere definitivamente il pericolo”…
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